Quoziente familiare, per guardare oltre la crisi

di Gianluigi De Palo

Che significato ha, in tempi di grandi difficoltà economiche per le tasche delle persone, come per le ‘casse’ delle Amministrazioni, compiere la scelta consapevole e lucida d’introdurre un quoziente familiare nel calcolo dell’esenzione dal pagamento della tariffa municipale più invisa proprio alle famiglie? Che cosa comporta, in termini concreti e in prospettiva, una simile novità?

Certamente, l’approvazione nel bilancio 2012 dell’Amministrazione capitolina del cosiddetto ‘Quoziente Roma’ come elemento correttivo dell’ISEE nella valutazione degli esenti dal pagamento della Tariffa Igiene Ambientale (TIA) vuol dire, innanzitutto, che 90mila famiglie romane – in pratica una città di medie dimensioni, come Parma – saranno esentate, grazie al differente calcolo dei parametri, dal pagamento di questa tariffa, ritenuta la più penalizzante proprio dai nuclei familiari, specie quelli numerosi, perché nonostante essi provvedano all’acquisto di prodotti in confezioni ‘famiglia’ e abbiano l’ovvia necessità di spazi casalinghi più ampi, non vedevano fino a oggi premiata la scelta di ‘fare famiglia’ e il coraggio di mettere al mondo figli né dal criterio di pagamento (per cui più grande è casa e maggiore è il numero dei componenti della famiglia e più si paga), né dai meccanismi di calcolo attraverso l’ISEE, che valuta ogni nuovo figlio sempre meno ai fini dell’esenzione. Sono tanti gli elementi degni di nota in questo discorso, perché da anni tutte le compagini politiche parlano dell’urgenza di più serie politiche familiari. In concreto, tuttavia, sulla famiglia e per la famiglia nessuno ha avuto, finora, il coraggio e la lungimiranza sufficienti per andare oltre l’idea che essa rappresenti, alla fine, semplicemente un ulteriore e oggi non sostenibile aggravio. È, questa, una visione miope e dal respiro corto. Chi pensa che la famiglia sia una spesa o, peggio, un ‘problema’, dimentica quanto i nuclei familiari hanno rappresentato, dal punto di vista sociale ed economico, nell’opera di creazione delle fondamenta della nostra società e della nostra economia. Senza questa consapevolezza non è possibile non solo gettare basi per il nostro futuro, ma neppure gestire bene il presente. Ecco perché, in un momento storico caratterizzato da tentativi di disgregazione, di snaturamento, di svilimento del senso autentico della famiglia, ho voluto con forza che essa tornasse ad avere il posto che merita all’interno delle politiche della mia città. D’altronde, questo è stato anche il motivo principale per cui, nel gennaio del 2011, il Sindaco Alemanno mi ha chiamato dove oggi mi trovo.

L’introduzione del ‘Quoziente Roma’ consentirà di modificare in senso equitativo i parametri dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE), ovvero il criterio più diffuso in Italia per calcolare la soglia di eventuali agevolazioni e/o esenzioni tariffarie. Di fatto, il metodo di calcolo dell’ISEE attraverso il ‘Quoziente’ viene ricalibrato e reso più vantaggioso per le famiglie, in particolare per quelle con figli. Perché è stato dato un ‘peso’ culturalmente differente al valore dei figli, riformulando i parametri dell’ISEE con il ‘Quoziente Roma’ secondo una Scala di Equivalenza che prevede maggiorazioni non solo per i figli fino a 18 anni, pure per quelli al di sotto dei 25 anni, e attribuendo un valore sempre più alto a ogni figlio in più che è parte della famiglia,poiché con l’aumentare del numero dei membri familiari crescono anche le necessità della stessa. Esattamentel’inverso di ciò che avviene per l’ISEE. Infine, sono stati aggiunti ulteriori criteri di valutazione migliorativa anchper situazioni di disagio momentaneo,come lo status di disoccupato o inoccupato di uno dei membri della famiglia, oltre a quelle già contemplatenell’ISEE ‘tradizionale’. Molti potranno obiettare che l’introduzione di un ‘quoziente’ per una singola tariffa comunale non risolve in modostrutturale le difficoltà in cui versanooggi le famiglie, tanto a Roma che inaltre città che ne decidessero l’introduzione. Probabilmente è così. Il valore diquesta scelta, però, sta nell’aver voluto dare un segnale concreto della volontàdi una città-simbolo, come la Capitale d’Italia, di andare oltre la crisi favorendo la famiglia, ovvero quanti hanno avuto il coraggio e la forza di sposarsi e di mettere al mondo dei figli. È unpasso fondamentale, imprescindibile. Una svolta culturale nella direzione del futuro, poiché si rimette al centro della società la famiglia e si privilegiano, dunque, i progetti di vita solidi: i soli capaci di garantire, in un’ottica di lunga durata, stabilità sociale, supporto nel fronteggiare l’emergenza educativa e predisposizione di reti di protezione e assistenza contro il disagio e le emarginazioni. È urgente, perciò, che anche a livello nazionale siano rivisti i criteri con cui sono condotte le politiche fiscali, mettendo al centro il Fattore Famiglia. Non è possibile non vedere come i nuclei familiari sostengano sopra le loro spalle, il carico maggiore della grave crisi che sta minacciando le nostre città e l’Italia tutta. Roma ha sempre risposto alle nuove sfide e ai nuovi quesiti posti dall’attualità attraverso un forte senso di Comunità: l’associazionismo, le parrocchie, i nuclei familiari esistenti lavorano incessantemente per ‘ammortizzare’ il disagio della crisi economica e valoriale che le nuove generazioni stanno vivendo.

Un’energia vitale che opera per il Bene Comune della città, ma che troppe volte in passato non è stata adeguatamente valorizzata e supportata. Una risorsa che, invece, deve spronarci a porre il principio di sussidiarietà al centro dell’azione politica. Per questo, Roma Capitale ha scelto di confrontarsi e impegnarsi pubblicamente in tal senso nell’ambito degli Stati Generali del Sociale e della Famiglia (26-27 giugno 2012), un’occasione unica per dare risposte al bisogno di protagonismo di famiglie e giovani e per ribadire che l’educazione è parte delle politiche ‘familiari’, che sono altro e oltre rispetto a quelle sociali. È il momento di decidere, anche a livello nazionale, di restituire alle famiglie il ruolo di protagoniste del nostro Paese e di trasformare il nostro welfare, rimodulandolo a dimensione familiare. Roma Capitale intende fare da sprone per tutti gli amministratori, locali e non, verso questa scelta. Un passo che chiedono tutti i nuclei familiari del nostro Paese. A ben guardare, si tratta di volontà politica. Per andare oltre la crisi. Oltre il presente. E oltre i timori del futuro.




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