Il bello della famiglia? Non essere mai soli

di Tyar Ciangola

Il Presidente del FFF, Antonella Bevere Astrei, ci racconta in prima npersona l’evoluzione di questi primi cinque anni e cosa rende speciale il Festival di Fiuggi all’interno del panorama italiano, senza dimenticare di svelarci qualche altra news.

Antonella, il Fiuggi Family Festival è arrivato alla sua V edizione: come si è evoluta la vostra esperienza in questi anni e quali novità offrirà l’edizione in programma dal 25 al 29 luglio prossimi?

Nei nostri cinque anni di vita abbiamo sempre più acquisito la connotazione di evento stabile, positivo, d’incontro rilassato ma costruttivo tra famiglie (associazioni familiari ma anche tante “semplici” famiglie), mondo dell’intrattenimento audiovisivo (cinema e televisione in primis) e istituzioni. Un momento di condivisione di interessi e prospettive per conoscersi reciprocamente e scoprire che sono tante le cose buone realizzate ovunque, che ottimi film ci sono, che progetti per sostenere le famiglie esistono a tutti i livelli, che oltre allo sforzo personale si può contare su quello di tanti altri che lavorano “per bene”. Questa è stata la più grande scoperta per noi stessi che lavoriamo quotidianamente tutto l’anno per realizzare l’evento: le realtà, siano esse associative, aziendali, istituzionali, di terzo settore, sono numerosissime e ognuna con una ricchezza e uno scopo precipuo. Far sì che si conoscano per scoprie sinergie e possibilità di condivisione è un’esperienza incredibile. Un’altra importantissima e necessaria evoluzione è stata l’ingresso dei giovani nell’organizzazione e nel target di riferimento del Festival: i tre spot realizzati dai nostri ragazzi, ad esempio, riescono a esprimere a mio avviso esattamente cosa è il Festival in un modo che solo loro avrebbero saputo trovare. A me personalmente fanno ringiovanire!

Quale sarà il tema di questa edizione?

Come sempre abbiamo comunicato il tema della V edizione in chiusura della IV: “Il Bello della Famiglia”. Questa bellezza c’è; talora ha bisogno di essere scoperta e riportata alla luce ma è proprio questo l’investimento più prezioso che si possa fare sul nostro futuro. Qual è il bello della famiglia? Principalmente il fatto di non essere soli, mai. La bellezza del farsi compagnia è primigenia rispetto all’educare, formare, tutelare, nutrire ecc.. (“Non è bene che sia solo: ecco gli farò un aiuto che gli sia simile ….”, dice Dio mentre crea la famiglia). È questa vittoria sulla solitudine, questo chiamarsi per nome e sapere che quel suono ha un significato più vero che altrove, questa è la bellezza della famiglia. Solo da questa conoscenza e rispetto profondi degli uni verso gli altri derivano poi tutte le altre caratteristiche della vita familiare.

Madrina e ospiti più illustri?

Già da ottobre scorso, in chiusura dell’anno 2011, ha accettato di essere madrina della quinta edizione Elsa Di Gati, presentatrice e giornalista, che porta il valore vissuto della sua esperienza di donna in carriera e madre adottiva di una splendida bambina. Tra le novità di cui andiamo più orgogliosi, c’è la presenza di Flavio Insinna che porterà con il suo innegabile fascino l’esperienza vissuta con suo padre recentemente scomparso e magistralmente descritta nel suo libro. Ospite d’eccellenza sarà Nicolò Buongiorno, figlio del grande Mike. Molto spazio, infatti, sarà dedicato nel Festival all’apparente assenza di chi in famiglia non c’è più. Credo veramente che l’assenza di una persona sia comunque presenza anche se di là dei limiti del percettibile. Rimane l’essenza, ciò che non potrà esserci mai tolto, e il percepire il dolore per la mancata vicinanza ne è la prova.

Che valore aggiunto porta il Festival alle famiglie, alle associazioni, alle case di distribuzione?

Prima di tutto la possibilità di incontrarsi, di parlarsi, di conoscersi praticamente di persona. Film buoni, da non perdere, sono tanti, (al Festival si avrà, come dicevo, ampia possibilità di scelta), perché allora il botteghino piange? È solo a causa della ristrettezza economica delle famiglie? La mia personale opinione, posso sbagliarmi naturalmente, è che si sia perso il valore del cinema come momento sociale, di svago prima di tutto ma con un innegabile valore culturale e artistico, strettamente legato alle sue origini teatrali. Riducendo il cinema a momento individuale, commerciale, isolandolo in centri commerciali, bellissimi ma in qualche modo “alienanti” (cioè tesi a fornire una realtà fittizia non aggregante), non si fa altro che spingere verso l’uso individuale (e talora illegale) dei prodotti cinematografici. In altre parole lontano dal teatro, dai concerti, dalle esibizioni di danza anche il cinema rimane esanime. Non penso certo ad abolire i centri commerciali, che peraltro frequento con grande gusto, ma eventualmente di dotarli di altre strutture oltre ai Multisala: di teatri prima di tutto, di saleconcerti e altro. Fidandosi del desiderio di socializzare di ciascuno di noi e con una politica tesa a facilitare l’accessibilità all’ingresso per le persone e soprattutto per le famiglie immagino che nel tempo ci sia solo da guadagnarci.

La vostra sfida è anche quella di riconciliare i valori della famiglia con un mondo, quello dello spettacolo e del cinema, che spesso trasmette messaggi negativi per la famiglia stessa…

Spesso anche il bene fa notizia e può essere raccontato in una storia. Ad esempio a Venezia nel 2011 abbiamo premiato un film cinese “A Simple Life” di Ann Hui che racconta proprio questo, una storia semplice fatta di cose piccole e quotidiane eppure in grado di costruire la grandezza infinita di una vita. Ma non è detto che non si debbano raccontare situazioni difficili, problemi o tragedie, sulle quali naturalmente è più interessante costruire una storia e destare l’interesse del pubblico. Il dramma esiste nella vita di ciascuno, può e talora deve essere raccontato: quando si trasmettono messaggi negativi? Quando si viola o si nega la dignità dell’uomo, di ciascun uomo, sia esso un bambino, una donna, un malfattore o un personaggio famoso, quando si distorce la verità volontariamente percreare preconcetti, quando si insegna a non credere in ciò che costa proprio perché vale (i valori, appunto). Si fa un danno alla famiglia quando si diffama l’uomo che comunque, volendo o no, in essa è incardinato.

I personaggi illustri del mondo dello spettacolo che ogni anno sono ospiti del FFF, escono cambiati dall’impatto con la vostra proposta? Si accorgono che il vostro progetto ha una natura molto più formativa che commerciale?

Nella conoscenza e nell’amicizia che fortunatamente abbiamo sempre potuto stabilire con i nostri ospiti, il cambiamento in termini di arricchimento è reciproco e su basi senz’altro non commerciali. Tra tutti voglio ricordare Gennaro Nunziante, il regista di Checco Zalone, che l’anno scorso proprio come presidente di giuria faceva notare come nel nostro Festival il lato glamour dell’evento era sostituito da un lato umano profondo che facilitava i rapporti. Ricordo sempre un suo suggerimento dato pubblicamente durante la cerimonia conclusiva del Festival quando con l’umorismo e la simpatia che lo contraddistingue disse di smetterla di scegliere sempre film drammatici in cui sembra che la famiglia debba solo soffrire: sorrisi franchi e risate liberatorie sono più veri e spesso aiutano di più!




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