Ho un figlio autistico. Come posso rapportarmi al meglio con lui e come aiutarlo ad integrarsi al meglio?

Un ritratto impeccabile dell’autismo lo ritroviamo nel celebre film “Rain Man”, interpretato da Dustin Hoffman che veste i panni del protagonista Raymond, mitico per il suo tormentone “Chi gioca in prima?”, cercando una soluzione a quello che non è un indovinello ma una barzelletta. Infatti, questi bambini hanno difficoltà ad entrare in contatto con l’altro proprio soprattutto perché non riescono a capire i giochi di finzione, i doppi sensi. Inoltre hanno dei gesti, pensieri, e discorsi stereotipati incomprensibili ai non addetti ai lavori come ad esempio il film rileva: voler comprare gli indumenti sempre nello stesso negozio, anche se si trova molto lontano, oppure avere ogni giorno della settimana lo stesso menù. Questi comportamenti in apparenza privi di senso hanno lo scopo di esercitare un controllo su oggetti insignificanti affinché si abbia l’illusione che la realtà resti così com’è riducendo la paura del cambiamento. Le novità sono da loro temute perché hanno un apparato psichico così fragile che non li consente di poterle gestire, non essendo nemmeno in grado di capire se le intenzioni degli altri sono benevole o malevole. In svariate circostanze sociali dimostrano di essere strani, buffi, perché incapaci di leggere la mente dell’altro, di intuire l’altrui emozioni, stati d’animo, pensieri e punti di vista. Gli autistici non creano contatti visivi con gli altri, limitandosi a guardare solo oggetti inanimati. Tuttavia in passato erano definiti idioti sapienti perché pur presentando difficoltà comunicative e una ridotta integrazione sociale, in alcuni casi esibiscono un vero e proprio talento per la musica piuttosto che per la matematica o per l’arte, ad esempio nel film il protagonista riesce a fare calcoli a mente difficilissima.




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