La preghiera in famiglia cuore della vita di casa Martin
di Padre Antonio Sangalli
Casa Martin, casa fondata sulla roccia, che è Cristo, ma anche casa orante, dove tutti pregano, singolarmente, gli uni per gli altri e insieme.
Non è scontato affermare che la preghiera è il respiro della casa Martin. Essa è una vera comunità ecclesiale domestica, dove la preghiera in famiglia è continuazione della preghiera della Chiesa, quella della Eucaristia domenicale e quotidiana, quella dei Vespri, quella delle Adorazioni notturne, delle benedizioni Eucaristiche e delle visite al SS. Sacramento. Preghiera ritmata dai tempi liturgici, preghiera attinta anche dalla tradizione del Rosario e dalla devozione al Sacro Cuore di Gesù; una preghiera che volentieri cammina attraverso i pellegrinaggi pubblici e privati a cui Luigi e Zelia fanno ricorso nei momenti felici e avversi della loro vita, sia da celibi che da sposati. Soprattutto nei momenti di difficoltà e di stanchezza, quando il tempo consacrato alla preghiera sarà minacciato dal sovraccarico di lavoro, dal peso della fatica e delle preoccupazioni sapranno sempre fare spazio a Dio, mettendolo, come loro costume, al primo posto. Tutto era come filtrato attraverso la preghiera anche nei momenti più dolorosi e di prova, come lutti e malattie che non sono state sporadiche nella loro vita coniugale. Preghiera, preghiera, preghiera… che mette la famiglia in comunicazione tra loro e con Dio; preghiera che avvolge come un abbraccio la terra col cielo e ritma la giornata, i giorni, le settimane, i mesi gli anni, preghiera che unisce tutte le stagioni della vita. Questa è la casa costruita dall’amore di Luigi e Zelia Martin. Luigi e Zelia possono essere definiti maestri di preghiera, senza ombra di esagerazione, i primi allievi sono stati loro, perché ognuno ha imparato qualcosa dalla preghiera dell’altro, perché pregavano come coppia, pregavano insieme e l’uno per l’altro, quando erano distanti o in viaggio. Ma anche maestri di preghiera per i loro figli, Teresa affermava che gli bastava guardare la faccia di papà quando pregava per capire come pregavano i santi, oppure già monaca ripeteva ancora l’umilissima preghiera che mamma Zelia aveva composto per le figlie, per insegnar loro a offrire il proprio cuore a Gesù! Hanno imparato la fede dalle labbra di questi “incomparabili genitori”. Un elemento chiave di questo ideale di vita intrapreso dalla coppia Martin è proprio la trasmissione e l’apprendimento della preghiera. «Mi ricordo che [la mamma] ci faceva recitare le preghiere mattino e sera – riferisce suor Genoveffa (Celina) – e c’insegnava specialmente questa formula di offerta della giornata: “Mio Dio, vi dono il mio cuore, prendetelo, se vi fa piacere, affinché nessuna creatura lo possa possedere, ma voi solo, mio buon Gesù”». Anche Teresa vi allude nei suoi manoscritti: «Amavo molto il buon Dio e gli donavo spesso il mio Cuore servendomi della breve formula che la mamma mi aveva insegnato» (Ms A, 15v). Teresa ricorda le serate ad Alençon come quelle a Lisieux dopo la morte della mamma: «Cosa dire poi delle veglie d’inverno, soprattutto di quelle della Domenica? Ah! Come mi era dolce dopo la partita a dama sedermi con Celina sulle ginocchia del Papà… Con la sua bella voce, egli cantava dei motivi che riempivano l’anima di pensieri profondi… oppure cullandoci dolcemente recitava delle poesie impregnate di verità eterne… Dopo salivamo per fare la preghiera in comune e la reginetta stava da sola accanto al suo Re, non aveva che da guardarlo per sapere come pregano i Santi… Infine venivamo tutte in ordine di età a dare la buonanotte al papà e a ricevere un bacio…» (Ms A, 18r). Questi momenti di distensione, di svago in famiglia e di preghiera in comune contribuiscono – sotto la guida di Luigi il «patriarca» – ad approfondire i legami, a rafforzare l’amore e a favorire il reciproco affetto. Più tardi sempre monaca ma giunta al termine della sua parabola terrena, orma minata dalla tubercolosi che la condurrà presto alla morte, dà della preghiera, le cui radici abbiamo visto sono proprio loro, i suoi genitori, una sintetica definizione, tanto potente da essere citata nel Catechismo della Chiesa Cattolica, proprio per la sua forza ed incisività: «Per me la preghiera è uno slancio del cuore, è un semplice sguardo gettato verso il cielo, è un grido di riconoscenza e di amore nella prova come nella gioia» (Manoscritto C, 25). C’è un episodio molto illuminante circa l’attenzione e la cura con cui in famiglia Luigi e Zelia comunicano ai figli, fin dalla più tenera età, lo spirito di preghiera. Atto educativo per eccellenza: imparare ad ascoltare Dio, a parlargli con semplicità di cuore. Negli ultimi giorni di vita di Zelia, Teresa e Celina erano affidate alla signora Leriche e chiedono alla loro parente di fargli recitare le preghiere. Ora, «dopo averci sistemate entrambe in una grande stanza, ricorderà Teresa, se ne è andata. Allora Celina mi ha guardato e abbiamo detto: “Ah! Non è come la mamma… Lei stessa ci faceva sempre recitare le nostre preghiere!…”» (Ms A, 12r)
Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia
Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
Lascia un commento