Rimanere nel cuore dell’amato

Uno scambio epistolare tra una coppia di fidanzati e il loro padre spirituale alla vigilia delle nozze.

Caro padre,

le belle favole iniziano sempre con “C’era una volta”. Inizia così anche la nostra storia, la storia di due vite che in origine il Signore ha voluto far nascere e crescere in luoghi diversi, ma che ha voluto intrecciare nel tempo per disegnare una pagina nuova del Suo Amore, una pagina che potesse donare pienezza ed autenticità. Era la sera del 9 ottobre del 2002. Dopo una cena con i nostri fratelli di comunità, ci siamo ritrovati impacciati mano nella mano, con il cuore che batteva a mille e le parole che si facevano sempre più difficili da pronunciare, per cercare di racchiudere in poche battute quello che stava succedendo nel profondo di ciascuno.

Eravamo giovanissimi ed entrambi innamorati di Dio. Questo ideale comune ha fatto percepire fin dall’inizio che quello che stava per succedere era qualcosa di importante, diverso dalle esperienze che ciascuno aveva vissuto in precedenza. “C’era una volta” è la favola che abbiamo vissuto nei nostri primi anni di fidanzamento, anni in cui il Signore ha arato i terreni fertili dei nostri cuori, per raccogliere nel tempo opportuno i frutti di questo Amore. Quante esperienze significative hanno contraddistinto questo tempo! Esse ci hanno permesso di crescere e di fortificare i nostri cuori.

Ma la vita non è una favola e l’amore è un dono che va custodito, anche nella tempesta. Gli ultimi anni sono stati di dura prova…  Dapprima la preoccupazione della laurea, poi il lavoro, la famiglia… tante difficoltà ci hanno fatto comprendere che amare è anche soffrire. Soffrire per l’attesa di un desiderio che è emerso fin dai primi anni, ma anche per le incomprensioni che ci facevano allontanare da noi stessi e da Dio. La sofferenza  ha levigato la nostra anima e ci ha permesso di guardare all’essenziale e di capire che nonostante tutto andasse storto, il nostro amore era sempre lì, anche se maltrattato dalle nostre misere fragilità.

Dopo 7 anni, nel cuore della notte fra il 9 ed il 10 ottobre di questo anno, di fronte ad una Chiesa, abbiamo riconosciuto che il tempo tanto atteso è arrivato… abbiamo consapevolmente capito che i nostri cuori sono pronti ad affrontare tutto per dare compimento a questo Amore. Non poteva essere un luogo più bello, quello che ci ha permesso di lasciare le paure e di abbandonarci fiduciosi alla Provvidenza di Dio.

Caro padre, è affidandoci nelle mani di Dio che abbiamo potuto guardare al nostro futuro. Guardandoci indietro riconosciamo che essere parte della Chiesa ci ha fatto sentire di non essere soli mai, neanche nella prova. Nel silenzio dei nostri momenti bui, abbiamo trovato comprensione e consolazione negli occhi di tanti fratelli a noi molto cari.  Oggi vogliamo dirti che osiamo sognare ancora, ma con cuore diverso ed occhi nuovi! Per questo vogliamo condividere con te la gioia che invade le nostre anime. Abbiamo scelto di sposarci il 7 Ottobre 2010, giorno in cui si festeggia la Madonna del Rosario. Lo abbiamo fatto per tanti motivi, ma primo fra tutti è il desiderio di affidare la nostra nuova famiglia nelle mani della Madre di Dio.

Lino e Francesca

Cari Lino e Francesca,

ho rivisto i miei impegni e credo che sabato sia il giorno migliore per visitare la vostra nuova casa. Le previsioni dicono che sarà bel tempo,  forse potremo fermarci in giardino per godere i primi tepori della primavera. Non è mia abitudine visitare una casa prima che sia abitata, ma questa volta farò una eccezione, altrimenti tu, Annalisa, come da piccola, ti attacchi al mio cordone finché non dico “Sì”. Sappiatelo però entrambi: quella che andremo a vedere è solo un segno della vera casa dove, di qui a poco, dimorerete.

Avete sentito bene, la vostra casa è un’altra: divenuti una sola carne, con il sacramento nuziale, voi abiterete l’uno il cuore dell’altro e non ci sarà luogo diverso dove possiate trovavi veramente a casa. Non mi dite che non avete mai fatto questa esperienza, perché non ci credo! Quando due persone si amano, la cosa più dolce è stare sul cuore dell’amato, abbracciati al suo petto, legati alla roccia del suo cuore per ascoltarne i battiti, interminabile “Ti amo!” che si rincorrono. Sul cuore dell’amato gli occhi si chiudono senza volerlo quasi a vedere l’invisibile; il suo respiro diviene il tuo, nel desiderio di essere una sola cosa con lui, mentre l’amato ti carezza, ti custodisce come dono prezioso, ti stringe a sé perché nulla e nessuno ti strappi mai dalla sua mano. Il silenzio raccoglie i fili di questo linguaggio e li tiene ben stretti, non permettendo che il lavorio tra ordito e trama sia rotto dalle parole. Sì, sul petto dell’amato ci si sente a casa, accolti sempre, protetti come nel cuore della terra, rigenerati come nel grembo della mamma, compresi, perdonati senza mai accampare scuse: non esiste altra casa più calda, accogliente, sicura del cuore dell’ amato.

Stare sul cuore è un’esperienza che voi, da sposi, imparerete guardando a Gesù, entrando nel mistero della sua vita. Egli, infatti, abita sul cuore del Padre, adagiato sul suo petto, è totalmente rivolto al suo volto, lo ascolta, gli obbedisce e lo ama. Sì, come una mamma culla il suo bambino, così il Verbo è tra le braccia del Padre. Divenuto poi uomo, Gesù vivrà sempre la nostalgia di quell’abbraccio: infatti, più crescerà in età, sapienza e grazia e più aumenterà il lui la sua coscienza filiale, il suo essere Dio della stessa sostanza del Padre; più si staccherà dall’abbraccio di Maria e più sentirà il desiderio di ritornare, questa volta come uomo, nel cuore del Padre. Ecco le sue notti passate in preghiera, il suo fuggire la folla per nascondersi in luoghi appartati, lui solo: Gesù ha bisogno di essere cullato anche e soprattutto nella sua umanità. Dal silenzio del suo rimanere sul petto del Padre, nella preghiera e nella contemplazione, nel dialogo e nell’ascolto, Gesù riceve la forza di dire: “Ecco, io vengo a fare la tua volontà!” e ancora “Questa mia vita nessun me la toglie, ma sono io che la dono”. Ecco la missione di Gesù: offrire l’amore del Padre attraverso il suo cuore, un cuore che non ha paura del dono fino al punto di lasciarsi trafiggere perché tutti ne vengano attratti. In quel cuore è nata la Chiesa, rinnovata dalla sorgente di vita del suo Sposo, in quel cuore ogni discepolo, deve mettere il suo nido per imparare cosa significa dare la vita, fino all’ultima goccia di sangue.

Rimanere nel cuore dell’amato: è questo il senso della vostra vita insieme, del vostro abitare. Come la Chiesa è generata sposa nel cuore di Cristo, così voi siete rigenerati nel cuore dell’altro – vi saranno, ahimè, dei momenti in cui il cuore dell’altro vi apparirà ostile, lo rifuggirete come nemico e, soli, in lacrime e vi chiederete il perché – e più  si vive la passione dell’amore, la difficoltà del dono, il dolore e la lacerazione interiore, più si permetterà all’altro di entrare sempre più profondamente nelle fibre del proprio essere, di essere carne della propria carne, respiro del proprio respiro, anima della propria anima, vita della stessa vita che si riceve in dono da Dio. Tu Francesca abiterai il cuore di Lino e tu, Lino abiterai il cuore di Francesca, cuori deboli per la natura decaduta di Adamo, forti per il dono dello Spirito del Risorto, piccoli per la colpa di Eva, grandi per il dono di Grazia. E come nella nuova casa vi sentirete liberi di muovervi e di organizzare gli spazi che la compongono, così dovrete lasciare all’altro la liberta di appropriarsi di voi, di abitare il vostro cuore, di prenderne pieno possesso, gareggiando nell’obbedienza che cerca il vero bene, nell’amore che rifugge l’egoismo, nel dono scandito dalla pura gratuità.

Sabato mi girerò la casa ben bene. Devo trovare un bel posto dove collocare l’icona dipinta per voi: rappresenta Cristo sposo che corre tra le vigne con la Chiesa sposa. Ho fatto anche aggiungere un carteggio: “Io sono per il mio diletto e il mio diletto è per me!” (Ct 2,16) così da ricordare sempre la prodigiosa trasformazione del sacramento che vi fa abitare l’uno il cuore dell’altro.

Fra VIncenzo




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.