Bamboccioni e famiglie

di Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese

L’indagine condotta dall’ISTAT («Famiglia e soggetti sociali», 2007), dati alla mano, ci conferma ciò che giornalmente constatiamo: i giovani restano a lungo in casa e lasciano la famiglia d’origine solo per sposarsi. Su 100 che nel 2003 avevano dichiarato di uscire dalla famiglia, ne sono usciti poco più della metà (53,4%): nonostante l’intenzione (certa o probabile). Tralasciando le differenze di cultura, età, genere, le ragioni addotte sono: il matrimonio: 43,7%, l’autonomia/indipendenza: 28,1%, la convivenza: 11,8%,il lavoro 8%, lo studio: 5,5%. L’età più critica é tra i 25 e i 29 anni, con il 57,1% dei maschi e il 51,3% delle femmine che dichiarano difficoltà economiche. Il fenomeno non manca di suscitare amare critiche ai giovani “bamboccioni”, alle famiglie “mammone”, alla società italiana “bloccata”. Quanto ai giovani, si capisce bene che solo in forza di un amore forte e stabile si azzardano a mettersi in mare aperto, quando il lavoro, assente o interinale, non garantisce l’affitto di un appartamento (e spese annesse), tanto meno un mutuo. Andarsene da casa ha il vantaggio di non essere soggetti ai ritmi altrui, ma bisogna anche cavarsela da soli con la casa, la cucina, le mille incombenze delle famiglie e in più bisogna organizzarsi le serate per non morire d’inedia e di TV. Il peso principale di questa situazione ricade sui genitori, i quali arrivati spesso a fatica a portare i figli all’età adulta e farli studiare si trovano ora nella necessità di integrare i salari, fare da albergo, agenzia lavorativa, banca per i prestiti, assicurazione per un futuro senza pensione. Non sempre la convivenza è facile per loro. Talvolta è drammatica. In ogni caso i figli non sono più “bastone della vecchiaia”… Come si farà ad invitare gli sposi ad essere generosi e a fare figli? Quanto alla società, davvero il fenomeno é uno dei principali problemi del Paese? Perché dovremmo rappresentarci un modello nordeuropeo sviluppato a fronte di uno mediterraneo – italiano retrogrado? Molte giovani donne (45,4%) rimangono in famiglia perché soddisfatte dei margini di libertà e autonomia o perchè vorrebbero prendersi cura dei genitori. Possiamo pensare che anche in futuro i giovani, magari costretti dal contesto, non disdegneranno la famiglia grande e solidale? Il problema non è la dimensione, ma l’educazione a convivere nel rispetto delle differenze e nella cura dell’unità.




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