Un po’ di buon senso nell’era dei digital native
di Maria Filomia
Diamo il via ad un percorso che per il 2010, analizzerà i vari ambiti di intervento nel processo educativo, dando alla famiglia utili consigli. Partiamo dal rapporto con i media. In un panorama come quello attuale bisognerebbe superare l’idea che i media siano soltanto un pericolo da cui difendere i bambini, bensì considerarli una risorsa che va ben conosciuta e ben utilizzata. Proprio per la straordinaria diffusione dei media nella nostra vita quotidiana non è utile avere ansia nei loro confronti, bensì un atteggiamento d’interesse e di giusta attenzione.
I media sono dimensioni sociali, culturali, politiche ed economiche della nostra società, contribuiscono a costruire modelli di riferimento, la cultura mediatica è talmente integrata nella realtà da essere dimensione stessa della nostra cultura. La possibilità di utilizzare diversi media durante l’arco della giornata negli anni è notevolmente aumentata: la televisione, i computer, i videogiochi, il telefonino trovano sempre maggiore spazio nelle occupazioni dei bambini e dei ragazzi. Nel dodicesimo Rapporto annuale su Abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani, promosso dalla Società Italiana di Pediatria, i media appaiono essere molto presenti nella vita dei ragazzi italiani infatti il 60% dei 1120 ragazzi e ragazze tra i dodici e i quattordici anni coinvolti nella ricerca, dichiara di guardare quotidianamente la televisione per un tempo che oscilla tra un ora a tre ore, il 94,8 % dei ragazzi dichiara di avere il pc a casa e di questa percentuale solo il 12, 1 % dichiara di non collegarsi mai ad internet. In questo rapporto con i media l’approccio delle nuove generazioni alle tecnologie vecchie e nuove è di “immersione”, come nel gioco, come sostiene il prof. Farnè, i bambini e i ragazzi, direttamente attraverso l’utilizzo del media apprendono in maniera autonoma, attraverso prove, attraverso uno scambio con i pari, tanto da poter parlare di apprendimento cooperativo, infatti, una delle caratteristiche proprie delle nuove generazione è proprio l’autonomia nel percorso di conoscenze e di apprendimento. I ragazzi di oggi vengono definiti, “digital native”, sono la prima generazione di ragazzi nati circondati dalle tecnologie, proprio perché sono nati in questo ambiente e proprio per l’esposizione mediatica in cui sono immersi, le loro strutture cognitive sono diverse dalle generazioni passate, non cambia semplicemente la facilità e la dimestichezza nell’utilizzare gli strumenti tecnologici, pensano in maniera diversa, apprendono in maniera diversa, si relazionano in maniera diversa.
I media, come dicevamo, ci offrono la possibilità di accedere a conoscenze nuove e di attivare nuove capacità intellettive, questi apprendimenti, a volte si presentano come esperienze non organizzate in maniera sistematica e coerente, in questo per me consiste, il compito degli educatori, in generale, e dei genitori in particolare, ossia aiutare i bambini e i ragazzi a riflettere e ad organizzare la loro esperienza, come ha detto anche Benedetto XVInel Messaggio per la XLI Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali “I bambini e i mezzi di comunicazione: una sfida per l’educazione”: “come l’educazione in generale, quella ai media richiede formazione nell’esercizio della libertà. Si tratta di una responsabilità impegnativa alla luce della verità, autentica libertà, chiamandoci a scegliere, non indiscriminatamente, ma deliberatamente, tutto quello che è buono, vero e bello. I genitori sono i guardiani di questa libertà e, dando gradualmente una maggiore libertà ai loro bambini, li introducono alla profonda gioia della vita”. L’aspetto primario di questa educazione ai media è lo sviluppo di una consapevolezza critica, che consiste nell’aiutare i ragazzi a cogliere le diverse rappresentazioni del mondo che i vari media propongono, bisogna smettere di credere che i bambini e i ragazzi vadano solo protetti dai media, bensì prepararli, renderli capaci di comprendere, decodificare ed usare l’ambiente che li circonda. L’educazione al pensiero critico consiste anche nell’educare ad essere selettivi nell’uso dei media, analizzare con occhio critico i modelli che ci propone senza paura di indicarli come non corretti, per far questo è molto importante educare anche attraverso la conoscenza dei meccanismi propri dei diversi media: come sono realizzati, quale è il linguaggio specifico di ogni media, le differenze tra i vari media, come viene realizzato un prodotto mediatico, si impara a “gestire” i media esplorandoli e conoscendoli direttamente. Ciò che risulta veramente importante è elaborare, all’interno della famiglia, delle regole condivise, in primo luogo da entrambi i genitori e poi spiegate ai figli per poter fruire i media in maniera corretta; bisogna determinare il tempo di esposizione e di utilizzo dei diversi mezzi di comunicazione,stare accanto ai figli per permettere di verbalizzare ciò che vedono, ciò che in loro suscitano, aiutare a rielaborare e inquadrare l’esperienza che vivono.
Un altro aspetto interessante, per quel che riguarda i media e la relazione con la famiglia, è la capacità dei media di sviluppare nuove forme di cittadinanza, proprio davanti alla diffusione al potere che i media esercitano sulla rappresentazione della società, il cittadino deve essere sempre più consapevole, deve poter proporre la sua partecipazione all’interno della comunità in maniera critica, autonoma e competente. Molto importante, all’interno dell’esperienza di genitori, è rendersi conto che bisogna porsi la domanda sull’uso e il posto dei media nella propria famiglia, in considerazione soprattutto del fatto che è primariamente all’interno delle loro case che i bambini e i ragazzi vivono l’esperienza dei media è, quindi imprescindibile, la necessità di darsi delle regole condivise, decidere insieme quella che deve costituire una sana “dieta mediatica”, stabilire tempi e modalità del consumo mediale. Molto spesso però il problema è che genitori conoscono i meccanismi dei media, soprattutto new media, internet, telefonini, meno dei loro figli e non riescono a comprendere fino in fondo l’enorme portata di opportunità educativa di cui questi strumenti sono portatori, e la conseguente necessità che essi diventino oggetto di attenzione e riflessione proprio all’interno delle famiglie, luogo privilegiato per l’educazione.
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