Un altro anno a tasche vuote
di Peppe Iannicelli
Si profila ancora un anno di vacche magre per le famiglie italiane. La Finanziaria licenziata dal Governo nazionale contiene una serie di interessanti enunciazioni di principio; ma la realtà contabile si è dimostrata spesso e malvolentieri più complicata per chi deve arrivare alla fi ne del mese senza troppi danni.
La manovra dell’Esecutivo delinea agevolazioni creditizie per l’acquisto della prima casa, promette
investimenti per le iniziative imprenditoriali giovanili, assicura tagli all’imposizione fiscale per le famiglie meno abbienti e numerose, perora sostegno contributivo e previdenziale per i lavoratori intermittenti e precari. Tutto estremamente lodevole e già più volte proclamato in passato dai governi tanto di centro destra quanto di centro sinistra, salvo poi trovare una sostanziale disapplicazione per la mancanza dei fondi necessari. In politica ed in economia, ci sono delle priorità da rispettare, delle scelte da compiere, dei criteri di spesa da rapportare ai costi-benefici. Raramente la famiglia italiana è in cima alla lista delle priorità, delle scelte da compiere, delle spese da implementare. Attendiamo, con limitata fiducia, lo svolgersi degli eventi sperando di esser smentiti. Ma non c’è molto da esser ottimisti quando si rimanda l’attuazione delle proposte alle Regioni ed agli Enti locali che non riescono neanche – salvo qualche lodevole eccezione – a mantenere in equilibrio i propri precari bilanci.
La centralità costituzionale della famiglia
In ogni caso, ancora una volta la Finanziaria 2010 non è riuscita a realizzare la centralità della famiglia nel sistema economico nazionale. La Costituzione (Parte I Diritti e Doveri dei cittadini negli articoli 29-30-31) assegna al nucleo familiare importanti responsabilità per la vita collettiva, ma tali responsabilità non hanno ancora trovato il giusto corrispettivo economico e fi scale. Eppure la Carta Costituzionale afferma con precisione l’impegno della nascente Repubblica a favorire la formazione della famiglia ed a sostenere gli sforzi educativi dei genitori nellaconvinzione che famiglie salde avrebbero reso più salda la stessa vita sociale e democratica del Paese. La famiglia è intesa come trama di legami affettivi e solidali, come scuola di cooperazione sociale, come tramite prezioso tra l’individualità peculiare e la responsabilità collettiva di tutti e ciascuno per cooperare alla realizzazione personale ed al benessere generale. Questo dettato costituzionale resta ancora in larga parte da realizzare. La nota più dolente riguarda le politiche fiscali. Nonostante qualche timido correttivo, l’attuale sistema impositivo penalizza fortemente i nuclei familiari a vantaggio dei single o delle coppie senza figli. Praticamente due genitori con due figli, pagano le stesse tasse di due coniugi senza figli. In sostanza non c’è nessun riconoscimento del valore economico generato
dalla famiglia con figli che anche i pubblicitari individuano come i maggiori protagonisti
della spesa domestica: abbigliamento, educazione, cibo e bevande, tempo libero, mobilità, servizi sanitari. Quel che si spende per i figli mantiene gli insegnanti, gli istruttori di nuoto e palestre, i fabbricanti di merendine, abiti e scarpe, gli autisti dei mezzi pubblici ma non può esser
scaricato dall’imposizione fiscale. Pertanto a parità di stipendio, i senza figli sono molto più ricchi di coloro che hanno prole.
Ingiustizia fiscale
Questa disparità fiscale è una vera e propria emergenza sociale. Una grave questione da risolvere se vogliamo assicurare un futuro a questo paese la cui curva di natalità resta molto precaria. Senza figli oggi, chi pagherà i contributi per le pensioni di domani? Non emerge da questa Finanziaria, come dalle altre precedenti, la risposta a questo quesito generazionale che è invece cruciale per il futuro
della nostra società. Gli interventi previsti sono piuttosto dei piccoli palliativi – tutti da verificare
sul campo – privi però di una visione strategica generale. Le intenzioni sono pur buone, ma la risposta ai bisogni è davvero debole. Se non si risolve questo nodo gordiano, il futuro sarà sempre più soffocante in presenza di una crisi economica planetaria che costringe anche a rivedere modelli di vita esasperatamente consumistici. In questa prospettiva la famiglia potrebbe giocare un ruolo fondamentale per educare a consumi parsimoniosi, consapevoli, rispettosi dell’ambiente. Ma
senza una drastica modifica delle aliquote fiscali, tutto sarà vano.
La stangatina di Capodanno
L’unica certezza in queste settimane del nuovo anno è la consueta “stangatina” su prezzi e tariffe. Con l’avvento del 2010 sono diventati più cari i pedaggi autostradali, le bollette del gas, i biglietti ferroviari e del pubblico trasporto, le assicurazioni auto, tanto per cominciare. Qualche economista ha calcolato in circa ottocento euro i maggiori costi annuali delle famiglie italiane per utenze
e mobilità. Un altro fardello, non certo leggero, per chi ha figli da mandare a scuola con l’abbonamento al treno o ai bus pubblici, per chi ha in casa un anziano bisognoso di temperature più alte per il riscaldamento, per i lavoratori in mobilità costretti dalle ristrutturazioni aziendali a compiere centinaia di chilometri al giorno per raggiungere il proprio posto di lavoro. Questi rincari automatici hanno effetti devastanti sull’economia domestica; a colpi di piccoli aumenti di dieci centesimi o cinque euro, a seconda dei casi, il portafoglio diventa sempre più magro costringendo
a dolorose rinunce.
La politica dei redditi e dei servizi
È urgente un intervento a sostegno della famiglie in termini di reddito e servizi. È disumano che gli stipendi correnti non consentano di portare avanti con dignità la propria famiglia o di crearne una nuova. Insieme all’aspetto economico, c’è una ben più grave questione etica che interpella anche la coscienza dei credenti. Come si può restare indifferenti al Vangelo nel quale Cristo proclama il diritto dell’operaio alla sua giusta mercede? Come possiamo ignorare il Magistero della Chiesa che individua nel lavoro un aspetto peculiare della dignità umana? Eppure il lavoro ed i lavoratori sembrano diventati un problema piuttosto che una risorsa nel nostro Paese che costringe sempre più tanti padri e madri di famiglia a salire sui tetti per difendere il loro buon diritto. È giunto il momento che la società civile si mobiliti per portare la Famiglia al centro dell’agenda politica
nazionale ed internazionale. Le risorse ci sono. Basta stanare gli evasori fiscali e ridistribuire in modo equo le risorse; ma questa lapalissiana scelta di campo non è mai stata fino ad oggi compiuta. Una ridistribuzione della ricchezza che si traduca in un miglioramento diretto degli stipendi oppure in un aumento dei servizi alla famiglia a cominciare dagli asili nido, dai bonus formativi, dalla rete di solidarietà socio-sanitaria, dalla mobilità dando agli Enti locali virtuosi le risorse necessarie per portare avanti tali programmi. Soltanto questa visione di ampio respiro può migliorare le nostre condizioni di vita ed aiutarci ad uscire dalla depressione di una crisi economica e sociale che sta
svuotando le casse, le coscienze, gli entusiasmi.
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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