Ricomincio da Te

di Davide Guarneri

L’educazione è una “sfida” da sempre, poiché il diritto di ogni essere umano ad essere educato esige continuamente relazioni di qualità e testimoni autorevoli. Fra i soggetti principalmente protagonisti nel processo educativo, per natura, riconoscimenti giuridici, convinzioni di valore, vi sono i genitori e, nell’insieme, le famiglie. Esse vivono nella complessità del tempo e sono continuamente provocate nella ridefi nizione del loro ruolo e dei loro compiti, chiamate, altresì, anche attraverso l’esperienza della fragilità, a scoprire in sé le risorse che già custodiscono.

La recente pubblicazione del Rapporto-proposta “La sfida educativa”, curato dal Progetto Culturale della C.E.I., non esita a sfi darci: proprio sul tema della famiglia il capitolo 2 esordisce con l’affermazione
“Oggi la famiglia è in crisi”. La nostra attenzione si sofferma, in primis, sulla risorsa di milioni di famiglie attive e quotidianamente responsabili, sulle 50 associazioni familiari che aderiscono al Forum delle Associazioni Familiari, sulle mille forme di impegno educativo, spesso silenzioso. In Italia le famiglie sono circa 23 milioni, e comprendono i quasi 6 milioni di single che anagrafi camente sono definiti “famiglia mononucleare”. Gran parte delle famiglie sono costituite da tre componenti, solo il 6% da cinque o più componenti. La maggioranza delle famiglie sperimenta dinamiche “duali” (non necessariamente di coppia, poiché vi sono le famiglie monogenitoriali). Inoltre v’è la presenza del 4,3% di coppie non coniugate (la media nel Nord giunge al 7%). La media nazionale delle famiglie monogenitoriali nel 2006 era del 12,6%, con un incremento annuo significativo. Da ultimo, sono da considerare le famiglie “ricostituite” (secondo matrimonio), che sono il quasi il 6%. È necessario individuare alcune “sfide” per le famiglie. Innanzitutto la tendenza a costituirsi sempre meno come famiglia: i due indicatori sono il crollo del tasso di nuzialità, quasi dimezzato dagli anni ’70 ad oggi, e l’età del matrimonio sempre più avanzata, con la conseguente difficoltà nel generare figli. D’altra parte, come iniziare una famigli senza la certezza di un reddito e senza ammortizzatori sociali estesi? È inoltre, un dato di fatto, la persistente bassa fecondità che fa dell’Italia uno dei paesi più “vecchi” del mondo: gran parte delle coppie dichiara che avrebbe desiderato due figli, ma il tasso di natalità è fermo a 1,19. Ciò significa che nel 2050 saranno triplicati rispetto ad oggi gli ultraottantenni, e, a fronte di 21 milioni di anziani,
avremo 8 milioni di giovani. Il problema non è il grande numero di anziani (segno di buona qualità della vita), ma l’insufficiente numero di bambini, frutto di politiche di conservazione, ancora oggi incentivate da scelte internazionali. C’è da dire poi che nel modello di famiglia tradizionale l’uomo era bread winner (procacciatore
di pane), mentre alla donna era interamente delegata la cura dei figli. Oggi la situazione è in rapida evoluzione, con l’aumento del lavoro femminile. Eppure alla donna spesso sono ancora lasciati quasi esclusivamente i compiti di cura. Quale modello di paternità e di maternità si delinea nella famiglia?
L’instabilità coniugale è in aumento, è un dato di fatto e coinvolge prevalentemente coppie con figli. È in aumento il “rischio povertà” per le donne sole con figli. Molti genitori sperimentano un certo senso di
inadeguatezza, di fallimento nelle proprie relazioni e di impotenza di fronte ai figli. La famiglia porta inoltre il peso delle fragilità umane ed è da molti ormai definita un “ammortizzatore sociale di fatto”. V’è in famiglia un “rischio salute mentale”, per 10 milioni di Italiani, in maggioranza con patologie del sonno, ansia, depressioni. Il 50% dei disabili è in famiglia fino a 45 anni. C’è poi il numero crescente di anziani che modifica ormai lo stesso nucleo familiare: circa il 75% di essi resta in famiglia, con la conseguente richiesta di cure e di assistenza quando insorgono difficoltà. Pensiamo anche alle famiglie che faticano a “giungere a fine mese” e a quelle dove, per pagare un mutuo, ambedue i genitori lavorano, affidando i figli ai nonni, o ai vicini, o a realtà del territorio (genitori spesso criticati perché…non partecipano alle riunioni scolastiche di pomeriggio!). Forse la sfida più impegnativa è di tipo culturale ed educativo, ed è causata dalla forte crescita dell’individualismo, con la conseguente disgregazione dei rapporti. L’accentuazione delle libertà individuali, ulteriormente amplificate dalle possibilità di crescita ed esplorazione del mondo offerte dal tempo libero, dalle nuove tecnologie, da una diversa fruizione del denaro, parrebbe generare una famiglia che sia somma di solitudini. Eppure la famiglia è sempre una risorsa. È luogo di continuità che accompagna i figli dalla nascita in tutti gli ambienti che attraversano. È collegamento tra la scuola e ciò che è intorno (pensiamo ai genitori nei rapporti delle amministrazioni comunali, o delle parrocchie). Però, più volte i genitori (certo, anche per loro inadeguatezza), nella scuola e in altre istituzioni, sono ancora considerati un problema, una sorta di “controllo invadente”. La famiglia è una sorgente primaria di capitale sociale, risorsa cui attingere sempre quando tale bene scarseggia nella società; ogni famiglia, anche fragile, sperimenta la solidarietà, la gratuità, la fatica, il dolore e la gioia condivisi. L’associazionismo dei genitori e delle famiglie, inoltre, è risorsa di valore, forma di impegno e testimonianza, offerto al territorio: l’associazionismo possiede
il “vocabolario” e gli strumenti per agire nel mondo. Si oppone all’illusione della società individualistica e narcisistica, per la quale la somma dei beni individuali corrisponderebbe al bene comune. L’associazionismo è, anche, una prima forma di sostegno reciproco tra famiglie, possibile aiuto nella fragilità. Per questo,
le mille analisi sulle fragilità della famiglia indicano non tanto il venir meno delle ragioni della famiglia stessa quanto l’esigenza di rimotivare e rilanciare il bisogno di famiglia della nostra comunità, chiamandola alle sue responsabilità, non sostituendosi ad essa, ma sostenendola nel suo insostituibile ruolo.




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