“M” come … maternità

di fra Vincenzo Ippolito

Un immaginario colloquio epistolare caratterizza questa rubrica, curata da fra Vincenzo Ippolito, biblista, per declinare le più belle parole per la famiglia con uno sguardo appassionato ad un’icona biblica.

Cara Filotea,
sono appena rientrato e dinanzi a me c’è ancora la tua figura, il lento incedere con il tuo bel pancione e Giovanni che ti segue con occhi vigili. Come siete belli nell’attesa del vostro primo figlio! Sistemando alcune cose nel mio studio, quasi senza volerlo, ho incontrato lo sguardo di Maria, nel presepe sotto la grande campana di vetro e, nel silenzio, ho visto riflessa in Lei, che regge il suo Gesù, la gioia della tua maternità, mentre in Giovanni ho rivisto Giuseppe, estatico dinanzi al mistero del suo essere padre. Sì, siete proprio uno specchio tersissimo delle prime pagine evangeliche, cariche di silenzio e di stupore, di tenerezza, d’amore e donazione, di intima ed inesprimibile gioia. Perdonami, se mi permetto di entrare nel mistero che tu vivi, ma ti prego, in questo tempo guarda a Maria. Entra nel silenzio di Nazareth, contempla come Ella accoglie la parola di Gabriele e si abbandona totalmente al Dio che rende possibile quanto per l’uomo è inimmaginabile. Maria ha accolto la parola divina come tu nella carne il “Ti amo e ti amerò sempre!” che Giovanni ha scambiato e rivolto a te. Così mentre Gesù è il frutto della Parola nella vita della Vergine, il tuo Francesco sarà il segno di una parola umana che ha generato una nuova vita. Ed è qui che nasce il mistero della maternità che rende la creatura simile al Creatore: dal silenzio che accoglie, dall’amore che partecipa e dona, dalla volontà di concedersi senza riserve perché l’amore vero conduce al dono della vita, sempre. Sì, piccola mia! Chiudi gli occhi e rifletti, stupita, sul meraviglioso scambio che ti rende madre. Tu vivi la stessa vita del tuo bambino, anzi lui vive la tua il tuo cuore batte all’unisono con il suo e, quasi senza saperlo, tutto ciò che fai, lo compi con lui e per lui. Tu non te ne accorgi, ma la donazione, ovvero la maternità, è inscritta nel tuo stesso essere donna, nel tuo codice genetico. Per te vivere è donarti e il dono non è qualcosa di aggiunto, ma è l’elemento costitutivo del tuo essere donna, quel seme che è da sempre presente in te e che ora sta sbocciando. Impara dal tuo corpo cosa vuol dire essere madre. Tutto il tuo organismo ora ruota intorno a quel piccolo che è in te e più ti doni a lui e più divieni bella, il tuo volto si accende di luce, i tuoi occhi risplendono come non mai e i tuoi lineamenti, divengono ancor più dolci per la grazia dell’attesa. Non è che per favorire la tua meditazione, dovrò regalarti il mio presepe settecentesco? Ci penserò, magari al battesimo, cosa ne dici? Il tuo piccolo Francesco dovrà, infatti, sperimentare quanto prima il dono della paternità di Dio e della maternità della Chiesa, in quel grembo di vita nuova. Che Dio possa stringervi sempre più nel suo paterno e materno abbraccio.




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