Far crescere i germogli del Signore

di Giovanna Pauciulo

Mediante il battesimo, gli uomini vengono inseriti nel mistero pasquale di Cristo: con lui morti, sepolti e resuscitati; ricevono lo spirito dei figli adottivi «nel quale esclamano: Abba, Padre» (Rm 8,13), e così diventano i veri adoratori che il Padre ricerca” (Sacrosanctum concilium, 6). Riscoprire il battesimo significa dunque ritornare alle sorgenti della fede e vivere con piena consapevolezza il dono ricevuto e recuperare la missione di educare alla fede. La scelta di  battezzare i bambini non favorisce una consapevolezza teologica del significato che il battesimo riveste nella vita del cristiano. Sembra un evento relegato nel tempo, un sacramento tutto sommato marginale. Attraverso il sacramento del battesimo, il bambino è innestato nell’unigenito Figlio per la fede dei genitori. In questo contesto, la preparazione al battesimo acquista un’importanza fondamentale. In gioco vi è la famiglia e la comunità ecclesiale, in particolare la comunità parrocchiale. Da un lato, infatti, la comunità ecclesiale deve considerare il conferimento del battesimo come una “grave missione”; e dall’altro, deve preoccuparsi che il dono sacramentale sia l’inizio di “una vera educazione nella fede”. A tal punto che, se mancano “serie garanzie” essa può legittimamente differire il sacramento o rifiutarlo quando si è certi che nessuno provvederà al compito educativo. Le parole dell’Istruzione vaticana sono senza dubbio forti e non sempre facili da applicare sul piano pastorale. Ma ricordano senza mezzi termini una precisa responsabilità che appartiene a tutta la Chiesa. Dall’altro la famiglia vive la generazione di un figlio come il gesto più originale che gli sposi possono fare perché rivela l’origine, permette all’eterno principio di manifestare in forme nuove la sua feconda e inesauribile creatività. Essere padre e madre non è una condizione esistenziale e neppure una scelta, ma una vocazione, l’evento stesso del generare rappresenta una speciale chiamata, un frammento di luce che illumina il mistero inaccessibile di Dio. La gioia che due genitori provano dinanzi alla scintilla della vita che il grembo custodisce è solo un riflesso di quell’eterna gioia che dall’inizio dei tempi avvolge il creato.
Il generare diventa così una rivelazione, è sacramento della paternità di Dio che costituisce il reale e unico principio di tutte le cose. La famiglia custodisce e rivela il mistero di Dio Padre. Generando la vita non solo gli sposi cooperano con Dio Creatore per rendere più bella la creazione, ma permettono al Padre di manifestare nella storia il suo volto. La generazione umana non è mai un evento casuale ma s’inserisce in una storia che solo Dio conosce. Il nucleo essenziale della rivelazione cristiana è la fede nella paternità di Dio. Il Dio di cui parla Gesù non è semplicemente il Dio che ha creato il mondo, un Dio onnipotente ma lontano. Quando parla di Dio Gesù usa il termine Padre. Il Sacramento del Battesimo responsabilizza i genitori nell’impegno di accompagnare i figli a riconoscere il volto del vero Padre. Educare dunque non significa semplicemente trasmettere valori ma creare un ambiente in cui ciascuno viene riconosciuto come persona e accolto come un dono. I valori non si possono trasmettere in modo nozionistico ma si “respirano” nella vita familiare. La missione educativa “ha una nuova e specifica sorgente nel sacramento del matrimonio che li consacra all’educazione propriamente cristiana dei figli, li chiama cioè a partecipare alla stessa autorità e allo stesso amore di Dio Padre e di Cristo Pastore, come pure all’amore materno della Chiesa. Il sacramento del matrimonio fa del compito educativo un vero e proprio ministero della Chiesa, complementare a quello sacerdotale”. È così che nascono testimonianze come quella di Gianna Beretta Molla, il card. Martini ha scritto a questo proposito: “Le radici della sua santità vanno certamente ricercate nella sua famiglia. Lo ricorda il fratello don Giuseppe, parlando di Gianna: Noi la fede, prima che sui libri o nella catechesi, l’abbiamo respirata in casa osservando gli atteggiamenti ed ascoltando le parole dei nostri genitori. Sono stati loro a farci conoscere il Signore, a farcelo sentire vicino con la sua infinita bontà … Ecco, Gianna è cresciuta come tutti noi a questa scuola di vita, che ci hanno offerto, con i loro esempi e con i loro comportamenti, i nostri genitori” (C.M. MARTINI, L’Osservatore Romano, 24 aprile 1994). L’educazione alla fede consiste fondamentalmente nel far crescere il dono ricevuto nel Battesimo. È Cristo il modello di riferimento, a lui siamo stati configurati. In questo compito i genitori non sono soli. Essi sono sempre sostenuti dalla maternità della Chiesa. La pubblicazione del nuovo Catechismo dei bambini, avvenuta nel 1992, ha segnato una tappa importante nel cammino pastorale della Chiesa italiana. Oggi esso si presenta come il primo volume dei catechismi per l’iniziazione cristiana. Il catechismo, che si intitola Lasciate che i bambini vengano a me, viene offerto alla comunità ecclesiale e, in particolare, ai genitori come strumento di educazione alla fede dei bambini da 0 a 6 anni. In questa prospettiva il battesimo non viene più relegato in un ambito marginale dell’esistenza umana ma viene presentato come l’evento che determina l’inizio del cammino della fede mediante una catechesi che coinvolge e impegna direttamente la famiglia. Si tratta perciò di un vero libro della fede e non semplicemente di un testo che si limita ad offrire alcune indicazioni di carattere pedagogico. Il catechismo non è semplicemente un’appendice del catechismo degli adulti ma si rivolge ai bambini. Il Catechismo dei Bambini è consegnato alla comunità ecclesiale, che rimane il soggetto primo dell’evangelizzazione. Ma nel suo ambito esso viene affidato con particolare attenzione ai genitori, i “primi educatori della fede”. Il Catechismo rappresenta una sfida pastorale: invita i genitori a riappropriarsi del loro compito educativo, a “rivedere coraggiosamente la tendenza a delegare ad altri l’educazione cristiana dei loro bambini”; sollecita la comunità ecclesiale a formare nei genitori questa consapevolezza e offre gli elementi essenziali di questo annuncio. Vi sono buoni motivi per riprendere questo documento e approfondirlo in modo adeguato.




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