Prendete i bambini!

di Silvio Longobardi

La casa famiglia di San Gregorio crolla. Cronaca di una notte di paura e di un miracolo che infonde speranza

La terra trema nella notte. Suor Mirella ricorda che c’erano state altre scosse, alle 23.00 e all’una di notte, era sobbalzata dal letto, un sms l’aveva rassicurata, l’epicentro era a Forlì. Due ore dopo sente che tutta la casa si muove vorticosamente, per un tempo che appare interminabile, trenta secondi appena ma sufficienti per distruggere. Comprende subito la gravità: “Prendete i bambini!”, dice alle altre suore. Sono i minori che il Tribunale ha affidato alle sue cure. Sono ventotto anni che vive in quella casa, ricorda con orgoglio, poco alla volta ha trasformato l’antico istituto in un’accoglienza che risponde ai nuovi criteri pedagogici. Accanto a lei, annuisce Marina, la psicologa della casa famiglia, da molti anni lavora con lei, condivide non solo la fatica educativa ma i progetti che la suora sognava e realizzava: l’antica struttura era stata suddivisa in tre comunità, era nata anche una scuola  materna, si progettava una casa per i giovani che arrivavano a diciotto anni e non sapevano dove andare. Sogni spezzati dalla furia della natura.

Quella notte non c’era tempo per pensare. Occorre fuggire, suore e bambini scendono in fretta per la scala di emergenza. La loro casa è stata scossa violentemente ma ha resistito, è stata costruita tutta in cemento armato. Dopo aver messo in salvo i bambini, suor Mirella corre a vedere la casa che accoglie le madri con figli, attigua alla loro. Vede solo una nuvola di polvere. E comprende la gravità di quello che è accaduto. Quando hanno ricostruito le loro case, poste nello storico quartiere san Gregorio, avevano ottenuto di rifare tutto in cemento armato, salvo una parte che appoggiava sul centro storico, quella che è crollata.

Manca una suora all’appello, manca anche una bambina piccola, due anni appena. La giovane madre è impaurita, non riesce neppure a dire cos’è successo e come mai non l’ha presa con sé. La suora chiama i vigili e questi si attivano subito. Un cane percepisce la presenza della vita umana. Si scava a mani nude. La ritrovano quattro ore dopo, era stata salvata da un armadio che aveva coperto il suo corpicino. Per la suora invece nulla da fare.

La comunità ora si trova a Silvi, sulla costa adriatica, in una casa estiva della diocesi. Hanno posto domande i minori? I più grandi chiedono di non andare in un’altra casa, vivono già il dramma dell’assenza genitoriale, non vogliono ricominciare daccapo a costruire nuove relazioni affettive. I più piccoli, sono contenti di andare al mare. I bambini sanno vedere sempre il positivo. Forse da loro bisogna ripartire per guardare in avanti.




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