Non un film qualunque…
di Francesca Saccà
Una reale educazione al cinema deve saper valorizzare l’aspetto pedagogico non solo della visione della pellicola ma dell’intera esperienza cinematografica. In che modo le famiglie possono essere aiutate a fare questo passaggio?
Il cinema è un’esperienza appassionante per gli adulti così come per i bambini; in particolare, come evidenzia lo psichiatra Serge Tisseron (2006): “Andare al cinema per i più giovani significa lasciarsi alle spalle il mondo dei piccoli e diventare grandi. Così come per gli adolescenti, andare al cinema con i coetanei è un modo di affermare la propria distanza dai genitori e costruirsi dei riti collettivi”.
In particolar modo devono prestare attenzione all’età del piccolo e alla tipologia di film cui farlo assistere.
Per quanto concerne l’età, è opportuno riflettere sul fatto che il bambino “vede” un film con occhi diversi da quelli di un adulto: prima dei cinque o sei anni ha molte difficoltà a seguire la logica di un’azione per più di pochi minuti in quanto per il bambino un film è costituito da una successione di brevi scene senza rapporto tra loro. Inoltre non riesce a trattenere le proprie emozioni e può temere di essere sopraffatto anche se capisce perfettamente che ciò che vede sullo schermo è finzione.
Altro elemento importante su cui il genitore deve riflettere prima di portare un bambino al cinema è l’argomento trattato dal film: pensiamo a contenuti di violenza, ai film a contenuto sessuale, alla comicità basata sull’ambiguità e sui doppi sensi, i cui messaggi possono turbare l’equilibrio dei più piccoli perché non vengono compresi o perché ne vengono colti solo alcuni aspetti.
È poi necessaria una riflessione in merito all’atteggiamento che deve tenere il genitore durante la proiezione del film: bisogna tener conto del fatto che il bambino potrebbe manifestare il desiderio di uscire dalla sala durante la proiezione a seguito di una reazione di paura (ricordiamo che al cinema il piccolo non ha la stessa mobilità di quando si trova di fronte alla televisione – quando può facilmente allontanarsi dallo schermo magari cambiando stanza – e può avere la spiacevole sensazione di essere prigioniero di quello che gli succede) o di semplice noia (film troppo lunghi, con andamento lento). Spetta dunque al genitore essere attento e ricettivo alle reazioni dei figli durante la proiezione.
Compito finale del genitore è quello di discutere assieme ai propri figli sul film visto, dicendo cosa è piaciuto e cosa invece no. Solo con la discussione i piccoli si sentiranno liberi di riferire le loro posizioni esprimendo impressioni ed emozioni. Non si tratta tanto di spiegare al bambino che cosa dovrebbe pensare dello spettacolo quanto piuttosto di dargli la libertà di manifestare le proprie emozioni.
Tutta questa serie di considerazioni ci porta ad evidenziare il fatto che se da un lato per i genitori accompagnare i propri figli al cinema è un’opportunità per stare insieme e condividere un momento piacevole è allo stesso tempo un vero e proprio impegno (sicuramente è più facile comperare una videocassetta o un dvd e vederlo a casa) che richiede da parte degli adulti una premurosa riflessione sui contenuti da proporre ai più piccoli e allo stesso tempo una grande attenzione nei riguardi delle richieste ed emozioni dei giovani spettatori.
Gli effetti negativi
Diversi possono essere gli effetti relativi alla visione di scene violente da parte dei bambini (imitazione di modelli violenti e aggressivi, timori di essere vittima di violenze, o anche, soprattutto nei più grandi, lo sviluppo di una cinica indifferenza dovuta spesso agli effetti di un’esposizione eccessiva a contenuti di violenza).
Ma un peso determinante nell’esposizione a immagini violente è costituito anche dalla personalità del bambino e dal tipo di famiglia cui appartiene.
È fondamentale che i genitori siano attenti al tipo di prodotto che propongono al figlio, che tengano conto delle sue caratteristiche individuali (temperamento, età, predisposizioni) e soprattutto che discutano assieme ai più piccoli circa il contenuto del prodotto cinematografico o televisivo al fine di permettere loro di esternare liberamente pensieri e vissuti.
Impedire ai bambini di evocare le emozioni che hanno vissuto in relazione alle immagini vuol dire condannarli a rinchiuderle dentro se stessi, con il rischio che li turbino in silenzio.
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