Genitori primi catechisti
In che modo le famiglie vengono coinvolte dalla parrocchia nel cammino di iniziazione?C’è attenzione verso il numero crescente di famiglie in situazioni particolari che chiedono i sacramenti per i propri figli? Ne abbiamo parlato con don Sergio Nicolli, direttore dell’Ufficio Famiglia della CEI.
Don Sergio, in che modo secondo te è possibile aiutare i genitori a svolgere il loro “ministero di evangelizzazione” nel cammino di iniziazione cristiana dei loro figli, cioè in che modo è possibile aiutarli ad essere genitori cristiani ?
Io credo che prima di tutto dobbiamo aiutarli a prendere coscienza del fatto che sono loro i primi educatori alla fede dei loro figli. L’idea oggi diffusa è che l’educazione alla fede si apprende in parrocchia, dimenticando in questo modo il compito principale dei genitori. Nel momento del loro matrimonio in Chiesa, agli sposi viene chiesto se sono disposti a prendersi cura, con amore, dei figli che Dio vorrà donargli, e ad educarli secondo la legge di Cristo e della Chiesa e loro rispondono sì.
Secondo te la parrocchia aiuta la famiglia ad essere il luogo della trasmissione della fede?
C’è scritto in tutti i documenti che la famiglia è la prima responsabile dell’educazione alla fede. Bisogna farlo però, senza la sensazione di un ricatto, noi parrocchia siamo consapevoli del fatto che possiamo aiutare i genitori a svolgere il loro lavoro al meglio. Proponiamo di incontrarli una volta al mese, insieme alle altre coppie di genitori in modo da organizzare un programma dove inserire le cose che gli stanno più a cuore, che riguardano i loro figli ma anche la loro relazione di coppia.
L’iniziazione cristiana dei figli può essere una forma di primo annuncio alla famiglia nella sua globalità.
La famiglia nata dal sacramento del matrimonio, il primo annuncio dovrebbe già averlo avuto. Piuttosto la richiesta dei sacramenti per i propri figli è un riannuncio della fede, una possibilità di riflettere sulle realtà profonde della vita e la possibilità di lasciarsi coinvolgere e di dire quello che pensano senza sentirsi giudicati.
Quali forme di partecipazione attiva per le catechesi all’iniziazione cristiana è possibile promuovere in parrocchia?
La più comune si chiama catechesi familiare. Per questa catechesi si intendono tante cose, ma quella che si sta affermando di più è questa, cioè una catechesi che viene fatta dai catechisti ai figli, però c’è un percorso di adulti che è fatto per i genitori, una volta al mese accompagnati da persone adulte, un sacerdote e una coppia di sposi. La dimensione familiare deve essere molto presente in questo. È un percorso molto bello, perchè si tratta di aiutare i genitori a sentirsi responsabili nel cammino della fede, ma sentirsi anche affascinati dalla fede. Questo cammino fa sentire la responsabilità educativa che diventa per loro l’occasione di una riscoperta di qualcosa che hanno lasciato e che sembrava interessasse solo i bambini.
In Italia la richiesta del Battesimo e dell’Eucarestia dei propri figli, da parte di famiglie in situazioni irregolari o non praticanti, è molto alta. Secondo te come si possono aiutare queste famiglie?
In effetti sta aumentando la richiesta anche da famiglie che vivono una situazione irregolare, come conviventi, separati o divorziati, quindi di persone lontane dalla fede e dalla Chiesa. Il modo giusto per andare incontro a queste famiglie è far capire loro che la cosa principale che ci interessa in quel momento, non è la loro condizione rispetto a una legge o ad una norma, ma è la loro condizione di genitori, il sentirsi responsabili nell’aiutare i figli a crescere anche in questa dimensione. Lungo il percorso sono loro stessi a porsi il problema, e quindi a interessarsi a capire che differenza c’è tra un matrimonio regolare e quello irregolare. Quando si opera in un clima di fiducia, vediamo anche i frutti straordinari di conversione. Mi rendo conto di tutte le difficoltà e dei fallimenti che ho avuto anche io in questi 21 anni di pastorale familiare, però quando si accolgono le persone in un certo modo, si spalancano porte che nemmeno immaginiamo.
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