Al futuro ci pensa la famiglia
La famiglia e le virtù sociali. L’intervento del prof. Pierpaolo Donati al Congresso Teologico-Pastorale del VI Incontro Mondiale delle Famiglie.
Qualche anno fa, i vescovi europei, riuniti nella Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), hanno pubblicato un documento sulla famiglia, Una strategia familiare per l’Unione Europea, in cui si delineava il quadro generale della famiglia: un tasso medio di fertilità poco superiore all’1%; una forte, e tendenzialmente crescente, divorzialità; un sempre più marcato sbilanciamento tra popolazione giovanile e popolazione anziana. Contemporaneamente si citavano anche le note positive: come la persistente attenzione ai bambini, la tenuta del matrimonio in numerosi Paesi, il potenziamento dell’associazionismo familiare, come frutto della maggiore consapevolezza delle famiglie della necessità di unirsi e di partecipare attivamente alla vita della comunità, per potere contare di più. Ma qual è il futuro della famiglia? “La famiglia è l’istituzione del futuro, ma è lo stile della famiglia che garantisce e costruisce il futuro, a seconda di come essa si concepisce avremo la società”. È quanto afferma Pierpaolo Donati, sociologo, intervenendo al VI Incontro Mondiale delle Famiglie per affrontare la questione della famiglia come generatrice delle virtù sociali. Perché essa possa svolgere il suo ruolo sociale le devono essere riconosciute le sua identità e la sua cittadinanza. Se lo Stato sottrae alla famiglia il bene educativo e poi le imputa l’incapacità di educare; se il sistema di welfare premia i single, se i ritmi di lavoro non favoriscono la familiarità: questo genera una contraddittorietà che non favorisce la famiglia come produttrice di virtù sociali. Le leggi che non usano più i termini coniuge, padre, creano una discriminazione verso la famiglia naturale. Famiglia e società non sono così amiche.
Il sociologo Pierpaolo Donati non ha dubbi “se la società non è capace di riconoscere la famiglia e di aiutarla ad essere fedele alla sua vocazione, come istituzione fondante della società, difficilmente la società può sperare di avere degli individui integri, cittadini e che diano apporti perché la società umana stessa cresca e si rafforzi”. Donati, ha affermato che “una famiglia può essere accogliente, ma se non è consapevole della funzione pubblica che ha questa virtù per la società non sarà capace di trasmetterla alla società stessa”. Cooperazione, fiducia e reciprocità, sono il capitale sociale generato dalla famiglia, ha precisato Donati, fondatore della sociologia relazionale ed autore di più di 600 pubblicazioni in varie lingue, ed esso aumenta in proporzione alla capacità delle famiglie di associarsi, di mettersi in rete. Oltre all’habitus, ha concluso Donati, che è la capacità di generare la virtù, intesa come disposizione stabile a fare il bene ed evitare il male abbiamo, oggi bisogno della riflessività, della capacità di riflettere sul bene della relazione di la famiglia è risorsa, in quanto essa “è l’unica capace di generare le virtù che sono beni relazionali”.
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