La crisi entra in casa

di Peppe Iannicelli

La drammatica crisi economica internazionale morde impietosamente le famiglie italiane. Le statistiche più accreditate confermano la crescita dei nuclei familiari che scivolano pericolosamente sotto la soglia della povertà. Non si tratta dell’affanno della quarta settimana, l’ultima del mese quella nella quale si riducono drasticamente persino gli acquisti di latte e pane. È una situazione ben più grave, una vera e propria morsa economica e sociale che inaridisce le risorse in entrata e moltiplica le spese in uscita.

E’ dura far fronte alle bollette, al fitto di casa, alle spese scolastiche dei figli, all’acquisto di scarpe e vestiti quando tutto aumenta vertiginosamente ed i redditi restano invariati, anzi diminuiscono. I coniugi perdono fiducia nella propria capacità di lavoro e di guadagno. I pensieri s’incupiscono. Il dialogo familiare vacilla per la preoccupazione delle scadenze incombenti. Tutto diventa dannatamente complicato, sia nel quotidiano che nella prospettiva dell’avvenire dei propri figli sempre più incerto, precario ed a rischio. In tempi difficili si ci attende dai governi interventi legislativi ed economici strutturali di ampio respiro. Ci vuole coraggio per fare scelte adeguate che determinino le condizioni di un nuovo sviluppo. Purtroppo, al momento, si lavora piuttosto sul breve periodo che sulla prospettiva dell’avvenire. Specialmente per quanto riguarda le famiglie.

Il rischio di un figlio

Due stipendi normali, un affitto da pagare ed un figlio da mantenere. In una grande città questa condizione, che un decennio orsono sarebbe stata quasi considerata da benestanti, oggi è fortemente a rischio di crisi economica e sociale. La nascita di un secondo figlio spingerebbe verso la povertà questo nucleo familiare. Con un terzo figlio, sarebbe difficile arrivare alla fine della seconda settimana del mese. Con una simile prospettiva come possiamo immaginare che le famiglie italiane mettano al mondo dei figli? Ed i figli sono la ricchezza di un paese. Oltre che affetto generano economia e crescendo dovranno lavorare per poter mantenere se stessi e coloro che andranno in pensione. Ma se i figli non nascono cosa ne sarà dell’Italia? Bisogna mettere in campo politiche serie di sostegno alla famiglia ed alla maternità.

Le modifiche fiscali ed il sostegno educativo

In primo luogo modificando le aliquote IRPEF e riconoscendo sgravi veri alle spese familiari. Non dimentichiamo quanto importanti siano le famiglie per generare un enorme indotto economico nel comparto formativo, della mobilità pubblica e privata, agroalimentare, del tempo libero e dell’abbigliamento. Perché questo contributo all’economia generale non deve trovare adeguato riconoscimento nel carico fiscale? Perché chi ha un reddito e vive solo, paga le stesse tasse di chi ha il medesimo reddito ma due figli da mantenere? E poi bisogna investire nelle strutture indispensabili per sostenere la madre lavoratrice a cominciare dagli asili nido che sono una chimera specialmente nel Sud d’Italia. Serve anche una rete sociale forte che aiuti le famiglie nel loro compito educativo con spazi e tempi adeguati. É questo un terreno fecondo di collaborazione tra l’associazionismo, il volontariato cattolico e le istituzioni. Il sistema degli oratori, ad esempio, ha trovato riconoscimenti da parte della Regione Campania. Si tratta adesso di trasformare le idee e le risorse in progetti concreti che assicurino percorsi educativi e preventivi per le nuove generazioni.

Sconti ed agevolazioni tariffarie

Ed ancora bisogna introdurre scaglioni tariffari modulati sui membri del nucleo familiare che riconoscano sconti ed agevolazioni alle famiglie più numerose. Sotto questo aspetto l’anno 2009 si apre sotto auspici positivi. Dopo anni di rincari le bollette energetiche dovrebbero diminuire; certamente non quanto sono aumentate. Energia elettrica, gas, benzina dovrebbero assicurare risparmi seppur minimi alle famiglie italiane. Ma devono fare sforzi anche i soggetti privati, come ad esempio la grande distribuzione e le industrie culturali. I supermercati debbono prevedere sconti per le famiglie più numerose che sono costrette ad acquistare quantitativi di merci più abbondanti (a cominciare dal latte e biscotti) per nutrire tutti i membri del nucleo familiare. E perché i cinematografi non possono concedere agevolazioni per una famiglia che voglia vedere, tutta insieme, un bel film senza esser costretta ad accendere un mutuo? Un discorso analogo potrebbe valere anche per ristoranti e pizzerie, palestre e piscine che spesso restano off limit per le famiglie con più di un figliolo. Durante un recente viaggio in Norvegia ho avuto modo di verificare di persona che tutto questo non è un mero sogno idealistico, ma una precisa realtà economica. Nei musei c’era il biglietto familiare (pagano due entrano in quattro)  in paninoteca idem con il menù famiglia. Mi hanno spiegato che con questo sistema si portano al museo ed in paninoteca tutte quelle famiglie che se dovessero pagare il prezzo pieno rinuncerebbero alla visita o al pranzetto fuori casa. Un sistema intelligente e di facile attuazione per rimettere in moto l’economia.

Accesso al credito

Il sistema creditizio italiano, con le sue rigidità, è riuscito a rimanere in piedi nonostante il crack finanziario mondiale. Il risparmio è una delle risorse più importanti per le famiglie italiane. Ma ci sono momenti della vita che esigono un credito economico. Il mutuo per acquistare la casa d’abitazione, gli studi universitari e post universitari dei figli, l’avvio di un’attività di un figlio diventato adulto. In questi casi i soldi sono essenziali per costruire una nuova prospettiva di vita. Ma in assenza di garanzie solide, il prestito viene negato. Questa dimensione familiare dell’economia va tutelata perché genera occupazione e ricchezza. Si può prevedere un sistema di tassi agevolati per la tipologia di finanziamento familiare e costituire un fondo di garanzia a rotazione – con il coinvolgimento delle associazioni nazionali familiari più serie – che permette di fornire all’istituto di credito la garanzia, appunto, della restituzione del credito da parte dei familiari richiedenti.

Politica dei redditi

Il sistema degli assegni familiari ormai mostra tutta l’usura del tempo. Bisogna cominciare a pensare ad una seria politica dei redditi che faccia crescere realmente gli stipendi salvaguardandoli dall’inflazione e dalla perdita del potere d’acquisto. Allo stesso tempo è indispensabile studiare delle gabbie salariali che consentano ai lavoratori con famiglia di avere retribuzioni maggiori di coloro che invece non hanno persone a carico;  proprio in considerazione delle maggiori spese e delle maggiori risorse inserite nel circuito economico dai nuclei familiari più ampi.

La Family Card

Il Governo ha di recente introdotto la Social Card destinata agli anziani ed alle persone meno abbienti. L’intendimento è certamente apprezzabile anche se non mancano le critiche sulla modalità di scelta dei destinatari e sullo stesso funzionamento dello strumento. Nei prossimi mesi sarà possibile emettere un giudizio più sereno su questo strumento inedito nell’ordinamento sociale ed economico italiano. Sarebbe estremamente utile cominciare a pensare anche ad una Family Card che consenta di poter “caricare” non solo contributi a fondo perduto ma anche sconti ed agevolazioni destinati alla famiglia. Uno strumento utile e verificabile per monitorare l’andamento della reale vita economica familiare, erogare aiuti mirati sulle effettive necessità, rilanciare i consumi e l’economia, dare serenità alle famiglie liberandole dagli affanni economici che rischiano d’inficiare la qualità della vita e la missione educativa domestica.




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