Insegnando la responsabilità
di Angela Pandolfi
In Ruanda l’insegnamento dei metodi naturali diventa l’occasione per annunciare la centralità della famiglia. Abbiamo incontrato Therese Nyvrabrekeje, una consacrata laica che fa parte del movimento “Opera Madonnina Del Grappa”.
Therese, come nasce l’impegno a favore della famiglia?
Il mio impegno ha inizio nel 1985 quando la Conferenza Episcopale del Ruanda ha messo in atto un progetto nazionale di insegnamento dei metodi naturali, creando una segreteria nazionale che coordina quest’opera e chiedendo a un sacerdote don Enrich Osè, medico, che ora è vescovo di una diocesi in Polonia, di iniziare questo progetto. Io sono stata chiamata ad aiutarlo in questa missione. In Ruanda, a parte i metodi naturali, la pastorale della famiglia è fondamentale perché proprio come diceva il papa Giovanni Paolo II, la famiglia è la cellula della società e della Chiesa. In Ruanda esiste un’antica tradizione che mette al centro proprio la famiglia ed è importante il fatto che la Chiesa concentri la sua attenzione sui valori cristiani, in modo da insegnare i metodi naturali, promuovendo contemporaneamente anche il valore della famiglia. Infatti le due cose sono fortemente intrecciate.
Qual è la situazione della famiglia in Ruanda?
In Ruanda la famiglia è il punto di partenza di tutto, infatti, secondo le tradizioni africane, si pensa che tutto ruoti intorno alla famiglia . La famiglia è il luogo in cui ci si forma e si educa. È il luogo in cui ogni persona trova se stessa. Purtroppo anche in questo territorio in cui la popolazione è fortemente ancorata alle tradizioni, si risente della crisi globale in cui versa la famiglia.
La pastorale familiare è al centro dell’azione della Chiesa in Ruanda, ma le famiglie come recepiscono questo messaggio, e in modo particolare gli sposi accolgono il discorso dei metodi naturali?
C’è un valore molto importante in Africa, è il valore della vita che ci viene donata da Dio e per questo le coppie, nonostante la promozione dei contraccettivi per prevenire le malattie, cercano i metodi naturali perché sono aperti alla vita. Esiste una cultura di rispetto per la vita e della natura. Nella mentalità africana la contraccezione è concepita come un inquinamento della natura.
Concretamente come si insegnano i metodi?
In genere le località in cui opera una educatrice, può avere un corso di insegnamento di una ventina di coppie. Queste coppie seguono il corso per circa sei mesi, dopo diventano autonome. L’insegnamento si fa in gruppo ma soprattutto con i colloqui tra la coppia e l’insegnante a casa. In questo modo si conosce anche la vita della coppia, i suoi bisogni e le sue necessità.
Promuovere i metodi significa diffondere anche una cultura della sessualità?
Esatto. Prima di insegnare i metodi cerchiamo di far capire il significato della persona umana nella sua integrità, le sue componenti e le peculiarità insite nella diversità.
Le coppie che seguono il corso rimangono attratti dall’insegnamento dei metodi naturali e spesso vengono anche quando sono diventati autonomi. Per questo abbiamo creato dei gruppi e dei corsi di condivisione dove affrontiamo temi come la paternità e la maternità responsabile.
Dunque, l’insegnamento dei metodi naturali in Ruanda è diventato l’avamposto dell’evangelizzazione per la famiglia?
Certo, perché il metodo naturale, se non è sostenuto da una motivazione umana e cristiana, diventa solo un metodo di contraccezione.Quindi per noi è veramente un dovere, un compito, insegnare e dare significato alla paternità e alla maternità secondo il disegno di Dio. La Chiesa è madre e maestra: educare vuol dire insegnare l’integrità della persona, tenendo conto di tutte le dimensioni della persona umana. Se la dimensione spirituale non è curata, diventa qualcosa di incompleto; questo ci spinge verso impegno più profondo.
Puoi raccontarci qualche esperienza particolare di una famiglia che tu hai incontrato in questi anni di lavoro da insegnante dei metodi naturali?
Di belle esperienze c’è ne sono tante, quello che posso dire è che il programma che proponiamo aiuta molto la vita familiare. Un esempio molto forte e toccante è quello di una coppia che da quando ha cominciato a frequentare i nostri corsi, ha riscoperto la tenerezza dell’aiuto reciproco. Di solito nella cultura del Ruanda, è la donna cha ha il compito di prendere l’acqua. Compito oneroso visto che nella migliore delle ipotesi deve fare 2 kilometri a piedi all’andata e al ritorno. Spesso è capitato invece che il marito ha cominciato ad aiutare la moglie in questo compito. Ricordo inoltre di una coppia che ha organizzato una cena invitando tutta la famiglia per raccontare la sua esperienza nel gruppo di azione familiare dicendo che per loro è molto importante il senso della famiglia che hanno capito in associazione. Gli altri ascoltando la loro testimonianza hanno poi deciso di venire a seguire questi corsi.
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