All’ombra di Maria

di Mariano Rotondo

La presenza della Vergine  ha accompagnato tutto il pontificato di Giovanni Paolo II,  segnando un incredibile itinerario spirituale.

Tutto tuo”, così come un figlio riconoscente si rivolge alla madre. Un attestato d’amore e di devozione tanto terreno quanto metafisico. Il “Totus tuus” con cui Giovanni Paolo II si è affidato alla Vergine ha proprio questo sapore, quasi quello di un bambino che si è sentito protetto nel percorso della vita dalle braccia della mamma. Come nella vita così nella morte, dunque, il modo ed il “motto” scelto da Papa Wojtyla per abbandonarsi anche aldilà dell’esistenza materiale. La Madre di Cristo, quindi, ha indubbiamente ricoperto un ruolo speciale nelle fasi che hanno portato “l’uomo venuto da lontano” a condurre la Chiesa mondiale, un pontificato che alla stessa maniera è stato “guidato” dalla Madonna quale stella cometa delle azioni e delle volontà introdotte nel mondo cattolico e civile dal Papa polacco. Un tenero rapporto che sembra affondare le radici nell’infanzia e nell’adolescenza del piccolo Karol, quando fin troppo giovane perse la madre senza poter contare su nessuna sorella maggiore che potesse rappresentare per lui la figura materna. Potrebbe essere questa, in effetti, una delle chiavi di lettura del particolare canovaccio sentimentale con la madre di Gesù che Giovanni Paolo II ha eletto come propria e dell’intera umanità. Una mamma così buona e preservatrice in grado addirittura di cambiare la traiettoria di una pallottola che altrimenti sarebbe finita dritta al cuore, mandando al tappeto i sogni di evangelizzazione del proprio figlio e di tutti i fedeli sparsi sul pianeta. Era il 13 maggio del 1981, infatti, quando Wojtyla restò vittima del noto attentato dopo essere entrato a piazza San Pietro per un’udienza generale. A sparare fu Mehmet Alì Agca, un killer professionista turco che ferì il Papa ad una mano ed all’addome. A pochi centimetri dal petto, insomma, una distanza minima perché il Pontefice morisse sul colpo e su cui lo stesso Giovanni Paolo II sentenziò che era stata «la volontà della Vergine a deviare il proiettile salvandogli la vita». Una convinzione per cui volle addirittura che il bossolo del “piombo” fosse incastonato nella corona della statua della Madonna di Fatima. Concatenazioni di circostanze probabilmente scritte e già annunciate durante le apparizioni della Santa Madre ai tre pastorelli portoghesi, la prima delle quali avvenne proprio il 13 maggio, giorno in cui si consumò l’attacco al capo della Chiesa. E su questo versante c’è anche dell’altro, poiché secondo un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede quel tentativo omicida è in relazione con l’ultimo dei segreti di Fatima. Se la figura della Vergine era dunque già importante per Wojtyla, dopo quanto accaduto 27 anni fa lo divenne presumibilmente ancora di più. Un amore che è andato oltre ogni confine di tracciabilità e di spiritualità e che si evince nella lettura neppure troppo attenta del testamento papale. «Non so quando esso verrà (il Signore, il riposo eterno) – scrisse il Papa – ma come tutto, anche questo momento depongo nelle mani della Madre del mio Maestro: “Totus Tuus”. Nelle stesse mani materne lascio tutto e tutti coloro con i quali mi ha collegato la mia vita e la mia vocazione. In queste Mani lascio soprattutto la Chiesa e anche la mia Nazione e tutta l’umanità». In questo stralcio da tramandare ai posteri Giovanni Paolo II si affida quindi ancora alla Madonna, non badando alle allitterazioni del “tutto”, affinché – si dirà e c’è ampiamente motivo di credere – che ogni cosa terrena ed ultraterrena passa dalla cura e dalle attenzioni della Madre, cui basta affidarsi per ricevere tepore e soccorso. Un concetto che il Pontefice ripete sapendo di farlo pure in un punto successivo: «Allora anche io prendo in considerazione questo continuamente (la morte) – dice – affidando quel momento decisivo alla Madre di Cristo e della Chiesa, alla Madre della mia speranza». Una speranza che si può tradurre in quella descritta in un ulteriore brano, dove il Papa parla «di grazia per l’ultimo passaggio, cioè la mia” Pasqua”, mediante l’Immacolata, accettando già ora questa morte. Spero anche che la renda utile per questa più importante causa alla quale cerco di servire: la salvezza degli uomini, la salvaguardia della famiglia umana, e in essa di tutte le nazioni e dei popoli, per la questione della Chiesa, per la gloria dello stesso Dio». Ed inoltre, durante gli esercizi spirituali dell’anno giubilare, Giovanni Paolo II torna con la mente all’attentato, dove ammette «di essere stato salvato in modo miracoloso dalla morte», rafforzando la propria sicurezza di aver raggiunto il traguardo del nuovo millennio perché fedele alla Madonna: «Quando il conclave dei cardinali mi scelse – enuncia ancora Wojtyla – il Primate della Polonia mi disse: “Il compito del nuovo papa sarà di introdurre la Chiesa nel Terzo Millennio”. Non so se ripeto esattamente la frase – aggiunge il Papa – ma almeno tale era il senso di ciò che allora sentii. Lo disse l’Uomo che è passato alla storia come Primate del Millennio. Un grande Primate. Sono stato testimone della sua missione, del Suo totale affidamento. Delle Sue lotte: della Sua vittoria. “La vittoria, quando avverrà, sarà una vittoria mediante Maria”, queste parole del suo Predecessore, il Cardinale August Hlond, soleva ripetere il Primate del Millennio». Parole su cui il Pontefice ha basato anche la sua azione, su quell’abbandono alla Vergine che nella porzione del testamento scritta nel 2000 «conferma quanto riportato venti anni prima», in sostanza quella devozione totale ai desideri della Vergine. Il testamento, tuttavia, resta solo uno dei fondamentali documenti che testimoniano la prossimità di Giovanni Paolo II con Maria, una “corrispondenza d’amorosi sensi” – si sarebbe detto nel periodo dantesco – ribadita dalle innovazioni culturali e liturgiche promosse da Wojtyla nel corso del suo lungo mandato a Città del Vaticano. Tra tutte spunta infatti la lettera apostolica, Mulieris dignitatem, che il Santo Padre diffuse e pubblicò il 15 agosto del 1988, anno mariano in cui la Chiesa – grazie al lavoro del proprio principale reggente – attivò un itinerario per sviluppare il ruolo della donna sull’intero pianeta. Un atto esposto in forma profondamente comunicativa che ancora oggi ci ricorda che la parità dei sessi davanti a Dio è tale che nessun incarico diverso vissuto nella religione o nella società può fare differenza di valore. Un messaggio chiaro lanciato vent’anni fa, periodo in cui erano ben lontane le visioni politiche delle “pari opportunità” spesso finite ad ogni modo a recitare il classico adagio popolare “del tanto fumo e niente arrosto”. Un impulso che venne accolto con il medesimo entusiasmo dai cattolici così come persino dai non credenti. La figura femminile, dunque, elevata all’eccelso proprio in virtù della Madre di tutti, una passione così energica e docile in grado di contribuire all’istituzione dell’invocazione “Maria Regina della Famiglia” all’interno delle litanie del Rosario ed inserita il 31 dicembre del 1995. Un modo, di fatto, con cui stringere il cuore verso la Vergine e che riproduce gradualmente e costantemente la rilevanza della sacra famiglia e di ognuno dei singoli nuclei terreni, «perché – affermò Giovanni Paolo II – ogni famiglia deve essere una pagina del Vangelo scritta per il nostro tempo».




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.