L’importanza di far parte di una rete di famiglie

di Antonella Pontillo

Eavamo ormai alla fine del corso di formazione per famiglie affidatarie, e lì in prima fila c’erano sempre loro, Giuseppe e Lucia. Durante gli incontri prendevano appunti, e spesso con discrezione facevano domande, intervenivano al dibattito ed erano sempre attenti e coinvolti nella discussione.

Nell’ultimo incontro si avvicinarono e chiesero di poter parlare in privato, e così piano e piano e un po’ a fatica raccontarono la loro storia. La loro famiglia stava vivendo un momento di difficoltà: la loro figlia, che da anni viveva lontano, per alcuni problemi non poteva più occuparsi dei suoi tre figli. All’improvviso,Giuseppe e Lucia, ormai non più giovanissimi, si trovarono alle  prese con un ragazzo adolescente e con due bambine di 7 e nove anni. I due nonni si avvicinarono all’associazione per chiedere aiuto non solo per un sostegno con i nipoti, ma anche per interloquire con i Servizi sociali ed il Tribunale. Attraverso il percorso formativo capirono l’importanza di far parte di una rete di famiglie. Nel gruppo non si era da soli, al momento del bisogno c’era sempre qualcuno pronto ad aiutarti. Intorno  a Giuseppe e Lucia subito si creò una rete di solidarietà. Una coppia dell’associazione, Raffaele e Simona, si rese disponibile ad aiutare i due nonni.  a seguire i nipoti sia nei compiti scolastici ma anche in altri momenti in cui vi era bisogno. Carla, la figlia di Raffaele e Simona, mise a disposizione la propria professionalità ed esperienza di educatrice, nel supportare il percorso dei tre minori. in particolare attraverso il gioco cercava di far superare le difficoltà che le bambine vivevano per la lontananza dalla madre.

Ma il disagio più forte lo stava vivendo, Alberto, ormai era adolescente viveva le fatiche e gli estremi della sua età, era un ragazzo ribelle che dava problemi a scuola e i due nonni con lui facevano una grande fatica a seguirlo e a contenerlo nei suoi eccessi. Raffaele insegnava nella scuola di Alberto, aveva sentito parlare del ragazzo, del fatto che era un ragazzo difficile, e che gli insegnanti facevano molta difficoltà nel tenerlo in classe. Insieme alla nostra psicologa, ai due nonni e alla famiglia dell’Associazione abbiamo pensato e progettato un percorso di accompagnamento e di supporto sia per Alberto, coinvolgendo la scuola attraverso Raffaele, sia per le due bambine, Chiara e Serena, attraverso Carla e Simona. Mentre l’Associazione ha sostenuto Giuseppe e Lucia, nei rapporti con i Servizi Territoriali competenti il caso.

L’esperienza che abbiamo fatto e continuiamo a fare nella vicenda di Giuseppe e Lucia, è di una bella amicizia, ma soprattutto abbiamo capito come l’aiuto tra famiglie sia una risorsa nell’affrontare i problemi piccoli e grandi. Purtroppo, oggi, la nostra società ha fatto perdere la fiducia e la speranza nel prossimo. A volte basterebbe poco, un sorriso, una parola di conforto, una stretta di mano, un poco di tempo speso per gli altri, per cambiare le cose intorno a noi. Essere una rete di famiglie ed essere in rete con altre famiglie, ci ha permesso di guardare il mondo con occhi nuovi.




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