Famiglia: fermento per la Chiesa locale

Un colloquio appassionato con il Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il card. Alfonso  Lòpez Trujillo

Come vengono accolte, eminenza, queste direttive del Pontificio Consiglio per la Famiglia nelle Chiese locali?

Card. Trujillo – Le nostre pubblicazioni grazie a Dio sono accolte bene, la maggioranza dei documenti sono stati tradotti in diverse lingue, buona parte li abbiamo anche ristampati, certamente alcuni documenti potrebbero essere meglio utilizzati. È necessario che sia il Vescovo stesso a riunire i presbiteri e a presentare loro le norme, i consigli e gli orientamenti. Adesso stiamo lavorando ad un libro che pubblicheremo a breve, vuole essere un commento e un approfondimento del nostro ultimo documento: Famiglia e procreazione”. Il commentario è stato affidato a 15 specialisti ben conosciuti, di livello internazionale, tra cui il Patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola. Anni fa abbiamo pubblicato un vademecum sulla procreazione responsabile che si è rivelato uno strumento molto prezioso anche sul piano dottrinale e pastorale. Forse faremo una specie di vademecum anche per la preparazione al matrimonio, anche se qualche anno fa abbiamo già pubblicato un documento su questo tema.

Eminenza, la dottrina è molto chiara ma spesso non arriva con identica chiarezza al popolo di Dio. Le vie di comunicazione sono spesso intasate da altre priorità. Cosa si può fare?

Card. Trujillo – Da tempo stiamo pensando di fare un incontro mondiale su questo tema (famiglia e parrocchia,ndr) forse faremo prima un incontro continentale e un incontro mondiale dopo, ma io ritengo che questo sia assolutamente indispensabile perché la relazione tra famiglia e parrocchia è essenziale. Oggi non può nascere una vera parrocchia che non abbia la famiglia come fondamento e come un valore che attraversa tutta la pastorale. Sono sempre stato convinto, fin da quando ero vicario generale nella diocesi di Bogotà e poi vescovo a Medellin, che la pastorale familiare sta al centro della pastorale della Chiesa. Basta pensare al fatto che la maggior parte dei sacramenti passano attraverso la vita familiare. In particolare tutti i sacramenti dell’iniziazione cristiana su cui tanto si è parlato all’ultimo Sinodo sull’Eucaristia. Su questo punto molto si è fatto in parecchi luoghi e parrocchie, ma dobbiamo fare ancora di più. Vi sono parrocchie in Italia, che io conosco, che mi hanno sorpreso perchè hanno una valida organizzazione, dinamica e vivace che punta molto sul ruolo dei laici e della famiglia.

A quarant’anni dall’Humanae vitae l’insegnamento dei metodi naturali fa ancora fatica a passare nella pastorale parrocchiale. Perché secondo lei?

Card. Trujillo – Sui metodi naturali conosciamo tutti la dottrina della Chiesa. Su questo tema abbiamo fatto un incontro mondiale e abbiamo anche pubblicato gli atti (disponibili nella versione inglese ed italiana). Ma a dire la verità, questa non è per noi una grande preoccupazione.

In che senso …

Card. Trujillo – Lo è nel senso che quando ci sono ragioni serie e valide, per gli sposi, essi possono ri-correre a questa pedagogia d’amore che esige anche sacrifici. Ma la mia preoccupazione oggi è un’altra e cioè che diventi meno presente la generosità e la fiducia nella provvidenza. Delle volte per non avere figli non si ricorre solo ai contraccettivi ma anche ai metodi naturali. In questo caso però se ne fa un uso illecito perché l’apertura veramente alla vita. Questo problema esiste soprattutto in alcune Nazioni. Una volta ero ad una conferenza su questo tema e c’era una coppia che aveva parlato dei metodi in modo interessante. Poi dopo aver parlato all’assemblea io ho chiesto loro quanti figli avevano e loro dicevano di non avere figli pur essendo sposati da 12 anni. Non avevano nessun problema fisico, nessuna difficoltà per questa scelta, per loro era semplicemente più comodo. Questa interpretazione non va bene, è con-tro la filosofia e diciamo la teologia dei metodi naturali.

Eminenza, condivide le preoccupazioni che spingono molte famiglie a limitare il numero dei figli…

Card. Trujillo  – Si capisce che la vita oggi è molto difficile, la donna che lavora ha una grande difficoltà, delle volte i soldi non ci sono, i salari sono minimi e bisogna lavorare in due. Tutto questo lo sappiamo benissimo, ma se non c’è un impegno, una creatività, una forma anche delle politiche familiari (e di questo ho parlato anche con il ministro Bindi), siamo in una trappola terribile.

Il crollo demografico in Italia è una tragedia umana, come pure in Spagna. Ma anche in altre nazioni. Il mese scorso ero al Cairo per presentare il nostro documento, che è stato tradotto in arabo, e c’erano diversi rappresentanti delle nazioni arabe: sono tutti molto preoccupati per un uso scorretto dei metodi naturali. In quei Paesi la preoccupazione principale dovrebbe essere quella di avere più figli per non morire, come numero. Tra l’altro, tra i compiti affidati al nostro Dicastero vi è anche quello demografico. Stiamo preparando un documento che pubblicheremo tra poco tempo su questo tema.

Nell’anno 2000 avete pubblicato un documento dal titolo significativo: Famiglia, matrimonio e “u-nioni di fatto”. Anche in quel caso avete fatto un’operazione lessicale. In quel tempo l’espressione più usata era “famiglie di fatto” dando così un implicito riconoscimento a quelle che in realtà era-no solo unioni che scaturivano da particolari vincoli affettivi.

Card. Trujillo – È un tema che alla fine del secolo scorso iniziava ad apparire sulla scena politica occi-dentale ma oggi è diventato un vero terremoto. Su questo siamo aperti a parlare con il ministro Bindi che è venuta qui da me e dalla quale io andrò personalmente a parlare come faccio sempre con diversi governi e con diversi parlamenti e anche per poter vedere se qualche iniziativa sul tema della famiglia si può comprendere più chiaramente riguardo alle politiche familiari e fiscali. Quel documento sulle unioni di fatto fu raccolto e ricordato nel 2003 anche dalla Congregazione sulla dottrina della Fede come un documento utile, valido. Poi un documento molto più importante certamente dal punto di vista dottrinale, nel quale noi abbiamo esaminato, come più volte ho detto, le coppie di fatto che rappresentano non intendere in modo non adeguato cosa è la famiglia. Io ad esempio ho visto quello che sta accadendo in Spagna dopo aver introdotto quella legge contro la famiglia sulle coppie di fatto, approvata e che non ha aiutato tanta gente come si immaginava, ma che ha creato piuttosto nuovi problemi. Adesso vogliono che queste coppie di fatto e le coppie omosessuali, siano materia di insegnamento nei collegi. C’è stata ieri la protesta dei vescovi spagnoli. Ecco perché questo documento nostro è valido, è illuminante, seguendo anche la dottrina dei Pontefici. La chiarezza e la dolcezza del Santo Padre è grande, egli dice che ci sono valori sui quali non si può negoziare.

Al termine del colloquio abbiamo la sensazione che la battaglia sia davvero difficile. L’immagine di Davide e Golia è quanto mai appropriata. Eppure la serenità e il sorriso del cardinale è come l’icona visibile della fede che tutto rischiara e dona il coraggio di affrontare anche le battaglia più dure.

Non c’è stanchezza nelle sue parole, non ombra di risentimento verso tutti coloro che cercano di ostacolare la verità che la Chiesa annuncia e neppure, ovviamente, la paura che tutto questo impegno sia inutile come se la storia imboccasse un’altra strada.

Mentre andiamo via ci accorgiamo di una porticina appena socchiusa e di una luce rossa. Una piccola cappella a due passi dalla stanza del cardinale. Tutto diventa chiaro. È qui che quest’uomo porta la fati-ca e i dubbi, che inevitabilmente sorgono. È qui che attinge la forza per continuare la sua battaglia. Ave Maria, prega per noi.




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