Famiglia al verde

di Giovanna Pauciulo

L’assenza della famiglia dalle manovre politiche economiche è un elemento di continuità indipendente dal colore del Governo di turno. La Finanziaria 2008 era l’ultima occasione, mancata, per dare alla famiglia una cittadinanza politico/economica.

Permettere di progettare il futuro con fiducia, accrescere la stabilità economica, riconoscere i bisogni delle persone, al di là della quadratura dei conti economici dello Stato, è il senso ultimo dell’azione finanziaria di ogni governo. Protagonista del futuro, costruttrice di storia sociale, fucina di umanità,  la famiglia  neppure in questa Finanziaria 2008 occupa il posto di rilievo che le spetta, per non dire centrale. Eppure il 2007 è stato l’anno in cui le famiglie, da sempre criticate perché assenti dalla scena economica e politica, si sono fatte sentire. Come non ricordare il milione di famiglie scese in piazza per il Family Day, appena sei mesi fa, e le tante promesse della Conferenza Nazionale della Famiglia di Firenze? Dopo tutto questo…noi, famiglie aspettavamo la primavera ma è arrivato l’inverno rigido. La manovra finanziaria 2008 non si può certamente definire  a misura di famiglia. Il capitolo politiche familiari non è assente, ma gli interventi previsti sono di natura palliativa e non strutturale, in alcuni casi addirittura risultano peggiorativi della situazione attuale, infatti all’interno dei bilanci familiari gli interventi in positivo previsti rischiano di essere annullati da qualche rincaro di tariffe o di prezzi.

Senza entrare nel merito dei diversi provvedimenti, ci basti osservare l’assenza, nell’orizzonte di pensiero del legislatore, di quei punti fondamentali capaci di assicurare una prospettiva familiare ad una Finanziaria.

È necessario scegliere il criterio della tassazione familiare complessiva piuttosto che quella individuale. Ciò permetterebbe di misurare la condizione di povertà sulla base del reddito familiare e non su quello individuale evitando l’ingiustizia per cui gli incentivi vanno a soggetti che sono sì incapienti ma all’interno di famiglie benestanti. Un esempio: con la Finanziaria 2008 se un capofamiglia porta a casa 51 mila euro, ma sua moglie è casalinga, non gli spetta la detrazione Ici. Se due coniugi guadagnano 50 mila euro ciascuno hanno invece diritto a usufruire (ambedue) dello sconto, che verrà diviso a metà. In sintesi i due che complessivamente hanno un reddito familiare di 100 mila euro, avranno lo sconto Ici, mentre l’altra famiglia no.  Siamo lontani dall’equità. Occorrono perciò misure che tengano conto della famiglia come soggetto e non dell’individuo. I previsti sgravi sull’Ici risultano interessanti, ma sono calcolati sui metri quadri invece che sul numero delle persone che su quei metri quadrati vivono.

È necessario fare una scelta di interventi definitivi e non una tantum. Questi ultimi non rafforzano la stabilità economica, politica e familiare, producono invece questioni e disparità per la distribuzione, e per quanto concerne questa Finanziaria, in particolare, sembrano servire a “nascondere” un deficit maggiore (l’assenza della “dote fiscale” di 2500 euro all’anno per ogni figlio sotto i tre anni né è una prova). Certamente la modalità dei  bonus non è una iniezione di speranza e di proiezione per il futuro. L’attuale generazione giovanile è la prima, nella storia del paese, a registrare un reddito inferiore a quello dei genitori, questo è soprattutto il motivo della permanenza dei figli presso le famiglie. Non c’è nulla che incentiva i giovani ad uscire da casa. L’Istat nella relazione presentata al Parlamento in merito alla manovra finanziaria ha denunciato che i circa tremila giovani che lavorano ma ancora restano in famiglia  guadagnano veramente molto poco per “permettersi il lusso” di progettare un futuro familiare in proprio. I giovani che sono invece usciti da casa per costituire una famiglia, in realtà possono essere considerati degli “eroi”, in quanto sono nuclei molto fragili, in cui il fitto per l’abitazione incide per quasi un terzo della loro spesa mensile.

È necessario arginare il crollo demografico. Anche in questa Finanziaria chi rende meno grave il deficit demografico  italiano, mettendo al mondo una nuova vita, viene colpito da una drenaggio fiscale assai più pesante di quello subito da tutti i contribuenti. Un investimento pro-natalità auspicabile in una Finanziaria potrebbe consistere nel rendere esentasse la porzione di reddito di una famiglia necessaria ad assicurare il minimo vitale ai figli.

Ma tutto ciò è di là da venire. Una curiosità linguistica. Nella finanziaria 2008 la parola famiglia o familiare compare solo tre volte. Questa parsimonia è indice della sensibilità del legislatore? Forse.

Tornare a mobilitarsi è la parola d’ordine perché venga affrontata la questio fondamentale dell’attuale assenza di politiche familiari: l’equità fiscale ed un welfare a misura di famiglia.




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