Alla ricerca di un legame autentico

La famiglia si rivela il luogo dove prendono forma i futuri disagi e le future gioie di ogni figlio. I ragazzi chiedono alle famiglie cose semplici, essenziali ma faticose da assicurare: legami stabili, serenità e autenticità.

Scena di ordinaria vita familiare: un adolescente, seduto comodamente davanti alla televisione, grida: “mamma portami un bicchiere d’acqua”. La mamma obbediente porta al suo piccolo la bevanda richiesta. Quell’adolescente è un poverino, scrive nel suo libro “Chi ama educa”, il più famoso psichiatra del Brasile, Içami Tiba. Se la madre dicesse no, e gli suggerisse di venirselo a prendere farebbe a suo figlio un grande atto d’amore. Il dottore brasiliano afferma che non è etico approfittare dell’amore di un’altra persona. Non è educativo dare senza chiedere niente in cambio. Il volume, con le sue 400mila copie, è stato il più venduto in Brasile nel 2003, questo conferma che oggi, più che in passato, è forte l’esigenza di educarsi per educare. La  famiglia sa di aver perso la battaglia con la società contemporanea perché oggi i bambini imparano i valori prima dalla società che dalla famiglia. La convivenza fra genitori e figli si è progressivamente ridotta, in primo luogo per il poco tempo da dedicare ai figli a causa del lavoro di entrambi i genitori. Per compensare quest’assenza, i genitori sono portati a perdonare molto e a concedere troppo. Forse perché essi chiedono poco a se stessi.

La famiglia patriarcale ottemperava al compito della trasmissione dei valori in maniera verticale e imponeva l’autorità genitoriale, come antitesi a questo sistema troppo rigido, attualmente si è operato in maniera indiscriminata un trasferimento di potere ai bambini, senza preoccuparsi di verificare se questi sono in grado o no di utilizzarlo. In certi casi poi la complicità benevola dei genitori è tale che questi preferiscono assecondare le richieste dei figli per non essere “scocciati”, o per non essere costretti  a modificare se stessi. Il fatto che la famiglia sia cambiata anche nella sua struttura, non facilita in questo compito. La struttura del nucleo familiare classico è data dal padre, madre e figli. La nuova organizzazione prevede delle novità non trascurabili per esempio una madre con i figli del primo matrimonio e un padre che viene da un’altra struttura familiare, magari con altri figli. Vi sono nuove esigenze educative prime fra tutte etica dei rapporti. È importante che i genitori siano preparati a educare fratelli, mezzi fratelli e altri aggiunti. Ma cosa chiedono in fondo i figli? Un legame affettivo speciale, unico e rassicurante.

Giorgio, così è stato ribattezzato il dolcissimo bambino dagli occhi azzurri, abbandonato dentro un carrello pieno di merendine tra gli scaffali del reparto giocattoli e omogeneizzati di un ipermercato alle porte di Torino. Nella società dell’opulenza, Giorgio è stato privato di ciò di cui aveva più bisogno per crescere e diventare adulto: l’affetto della sua famiglia.  Ha imparato a chiamare mamma le infermiere che conosceva da soli 5 giorni, quelle stesse che non gli hanno negato il loro tenero abbraccio quando lo richiedeva perché si sentiva insicuro. Questo è solo uno degli episodi di abbandono, di  violenza, di  indifferenza in cui sempre più spesso sono protagonisti i minori. L’aspetto più drammatico è che tali vicende avvengono per opera di chi  e nel luogo che, per eccellenza, dovrebbe essere quello della cura, della protezione, della formazione e della crescita eticamente e affettivamente equilibrata: la famiglia.

I genitori di oggi cosa trasmettono ai figli? – scrive Ilaria – È forse “famiglia” il luogo dei litigi, dell’odio, del rancore, della rabbia, delle urla, della tensione, dei pianti, delle porte che sbattono, delle cene in silenzio? La mia idea è molto diversa, ma può essere riassunta così: affetto e serenità. Il problema non è il divorzio in sé: è la rabbia degli (ormai) ex- coniugi. Questi, in larga parte, non pensano ad altro se non ad accaparrarsi il miglior avvocato-divorzista, a trarre il maggior profitto dalla separazione, a insultarsi, a umiliarsi vicendevolmente. E questo – a mio avviso – li scredita non poco agli occhi dei figli. Trovare in una famiglia “affetto e serenità” non è facile. “Io, nella mia breve vita ne ho vista una, dice Ilaria, di una mia compagna di scuola: non è una famiglia senza problemi, ma è stata costruita con fatica, da genitori che vi hanno creduto fino in fondo. Anche questa famiglia non è perfetta, ha cose a cui pensare, tante faccende, tanto lavoro: ma la sera cenano insieme, fanno le vacanze in agosto, sua madre addobba la casa per il compleanno del più piccolo, se qualcuno è in difficoltà troverà un sostegno. Io spero di riuscire a costruire qualcosa di simile da grande”.

Queste parole rappresentano una esigenza nascosta nel cuore di ogni figlio: essere protetti e rassicurati. Se il bosco nella fiaba di Pollicino e i suoi fratelli è un luogo immaginario, in cui i bambini, pur nello smarrimento, non perdono il desiderio di vivere e la capacità di agire, oggi il bosco in cui i bambini vengono smarriti e smarriscono se stessi, si materializza come conseguenza della separazione e/o del divorzio della coppia genitoriale. Scrive la dott. M. Porticelli per il Centro per lo studio e la prevenzione  del disagio nell’infanzia in Perugina: “Il bosco diventa il luogo in cui il bambino, con modalità e intensità differenziate a seconda delle diverse età e del grado di conflittualità con cui la separazione dei genitori si è sviluppata ed è stata vissuta, si trova a confrontarsi con i sensi di colpa, con la paura di perdere completamente i legami con i genitori, con il senso di impotenza di fronte a vicende che non comprende ma di cui subisce le conseguenze. Se guardiamo ai dati relativi ai ‘figli’ coinvolti nelle separazioni familiari in Italia nell’ultimo decennio del Novecento i figli coinvolti nelle separazioni sono stati, in media, circa 40.000, in un crescendo da 35.000 circa nel 1991 a più di 50.000 nel 2000”. La lista delle famiglie disgregate è lunga: la malattia mentale, l’instabilità del genitore che magari tenta il suicidio, l’alcoolismo, la tossicomania, le condotte psicopatologiche, lo sradicamento da immigrazione…

La famiglia non può e non deve abdicare al suo ruolo. Il prendersi cura dell’altro prima ancora che di se stessi e/o allo stesso tempo è l’eredità della famiglia, imputabile a tutte le famiglie non solo a quelle che passano attraverso divorzi e separazioni conflittuali e irrisolti, ma quelle in cui, malgrado la convivenza, vi è un disaccordo genitoriale continuo espresso soprattutto con freddezza, disprezzo, frasi dette di traverso.

La famiglia è un luogo in cui si impara il nostro essere nel mondo e le sue dinamiche lasciano segni indelebili. Agire su tali dinamiche, prevenendo le loro conseguenze costituisce compito importante per tutti, nei rispettivi e diversi ruoli, soprattutto per i genitori, perché come un frutto non cade mai lontano dall’albero, i figli sono memoria di chi li ha generati.




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