L’anello di Norina

Norina, madre di 74 figli ci racconta la storia della sua speciale vocazione.

“Una mattina salii in cima ad un albero molto alto. Amavo ritirarmi lì per pregare. Volsi gli occhi al cielo e dissi al Signore: “Ora basta tormentarmi, se pensi che posso fare qualcos’altro per te, fai in modo che questo accada prima che finisca la guerra”. Era il 1943, Norina aveva 20 anni ed era fidanzata con un giovane partito per la guerra, si erano ripromessi che al suo ritorno si sarebbero sposati. Qualcuno però aveva altri progetti per lei, raccolse il suo grido quella mattina in cima all’albero, e prima che tornasse a casa il suo fidanzato, l’attirò a se e Norina divenne una mamma per vocazione, scelse di vivere una maternità virginea, di accogliere e di educare minori abbandonati come figli. Da quel giorno Norina è mamma di 74 figli.

Oggi Norina ha 84 anni, vive a Nomadelfia nel gruppo familiare dell’Assunta. Sarei stata ore intere ad ascoltarla, mentre mi raccontava episodi di quegli anni difficili, dello strazio della guerra, della mancanza di cibo, ma anche della felicità per quei figli abbandonati che aveva raccolto sul suo grembo e che aveva generato ogni giorno ad una pienezza di vita, amati, puliti, rispettati. “Una domenica – ricorda Norina- uno dei miei figli che amava molto giocare a calcio, era ancora a letto. Mi avvicinai e gli domandai come mai non era alla partita e lui mi rispose che si vergognava perché non aveva le scarpe adatte e così senza pensarci sopra mi recai a vendere il mio anello di consacrazione e gli comprai le scarpe”. Essere madre è stata per Norina la priorità assoluta di tutta la sua vita. Il primo bambino che le è stato affidato si chiamava Franchino. Quando arrivò Norina ricorda: “Io guardavo questo bimbo, era talmente bruttino che in cuor mio mi sono detta:  “Speriamo non tocchi a me”. Ma non avevo ancora finito di pensare che don Enzo mi chiamò e mi disse: “Questo è tuo. Curalo con amore perché è conciato molto male”. Io allora dissi: “Signore sia fatta la tua volontà”.  E da quel giorno Franchino attraverso le amorevoli cure di Norina è rinato a vita nuova. Ci sono stati anche dei momenti difficili, in cui il suo cuore di madre è stato messo a dura prova. “Era il 1952, un anno tremendo. Fummo chiamati in adunanza e ci dissero che Nomadelfia sarebbe stata sciolta e che in pochi mesi tutti i  figli accolti sarebbero stati portati via”. A questo punto un velo di tristezza scende sul viso di Norina e ricorda con chiarezza il giorno in cui partì Emilio. “La mattina che partì lo preparai bene, non volle mangiare niente, bevve solo un pochino di latte. Mi sforzai di salutarlo serenamente, anche lui si sforzò di farlo, anche se le lacrime gli scendevano silenziose. Carla, l’assistente sociale, lo prese per mano e lo portò via. Piansi tutto il giorno. Quando Carla tornò mi raccontò che arrivati a Bergamo al momento di lasciarlo, Emilio scoppiò in un pianto disperato e aggrappato alle sue ginocchia le ripeteva: Portami dalla mamma”.  Insieme ai   suoi figli, Norina ha viaggiato moltissimo, si è spostata continuamente, ha vissuto gli anni della guerra e della persecuzione ma la sua fede è rimasta salda, la sua fedeltà eroica. La sua vita è per il mondo un invito e una grande provocazione. Anche adesso che sono trascorsi tanti anni e i suoi figli sono grandi mi ripete che una madre non può stare tranquilla. Prima di morire vuole vedere i suoi ultimi tre figli sistemati con un lavoro e una famiglia, ha però tanta fiducia. Mi racconta di un sogno fatto nel 1992 e il cui ricordo dolcemente l’accompagna ogni giorno. “Fu un anno molto triste per me: troppi dispiaceri da parte dei miei figli. Ho solo voglia di piangere. La notte la passo sempre sveglia e pregando il Signore che mi dia forza di finire i miei giorni servendolo come ho sempre fatto. In una di queste notti ho fatto un sogno che mi ha dato tanta pace. Mi trovavo in chiesa a pregare, vedo avvicinarsi Gesù, bellissimo, alto con una tunica bianca. Sorridente mi si avvicina e mi dice: “Tu non sai quanto ti voglio bene” e me lo ripete tre volte. Mi svegliai di colpo provando una grande pace” Da quel giorno i problemi che aveva con i figli si sono felicemente risolti.

Si è fatto tardi, ci siamo persi nella vita di Norina, lì dove il mistero si intreccia in modo straordinario con la vita ordinaria. Si alza mentre vede arrivare uno dei suoi figli, è venuto a prenderla per portarla a messa. “Viene sempre, ogni domenica puntuale” mi dice. Si abbracciano, si guardano negli occhi,  il figlio l’aiuta a salire in macchina e salutandomi con gioia ripartono. Mentre guardo l’auto allontanarsi mi commuovo, per l’amore che genera amore, per tutti quei figli accolti e amati dalla grande mamma che è stata questa piccola donna: Norina di Nomadelfia.




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