Il privilegio di essere fratelli

E i giovani sono felici a Nomadelfia? Subiscono o condividono la scelta degli adulti?

Sabato pomeriggio Francesco, ci porta in giro a visitare Nomadelfia. Ci fermiamo in un gruppo familiare che occupa una delle prime abitazioni in pietra. C’è un roseto meraviglioso, traboccante di rose di tutti i colori, sul prato tre bambini biondi, piccolissimi, giocano mentre la sorella più grande estirpa le erbacce cresciute tra le rose. Ci accolgono con grandi sorrisi. Appena dietro il muretto c’è un orto molto grande, pieno di zucchine tonde e sode, di piantine di pomodori ancora verdi, di fagiolini pronti per il raccolto. Nell’orto ci sono tanti giovani, c’è chi toglie le erbacce, chi ara il terreno intorno alle piantine, quando ci vedono arrivare ci salutano e continuano il loro lavoro. Chiedo di poter parlare con qualcuno di loro e mi si avvicina Agnese, ci sediamo ad un tavolino in mezzo al prato. Agnese è bellissima, ha diciassette anni, la pelle baciata dal sole, mentre parla si arrotola nervosamente un filo della maglietta intorno al dito, ma ha idee chiare è precise. Mi racconta la sua storia (vedi box), va al liceo linguistico e suona il flauto, il solfeggio le è stato insegnato dalla mamma. Quando alla fine le domando i suoi sogni nel cassetto, con una saggezza disarmante, mi risponde: “Ne ho tanti ma ci penserò al momento giusto”. Mentre proseguiamo la nostra passeggiata incontriamo due giovani in motorino, Zeno e Davide, hanno finito adesso di lavorare. Mi raccontano che quando finisce la scuola ciascun ragazzo decide dove andare a lavorare, Zeno ha scelto di lavorare nell’edilizia, Davide con la squadra degli elettricisti. Lavorano dalle 07.45 del mattino fino alle 12.30. Nel pomeriggio poi hanno con tutti i giovani le prove per le serate di Nomadelfia che quest’anno si terranno in Puglia.

Ci invitano a sera alla partita di calcio contro un gruppo di napoletani che sono lì in visita. Sono molto eccitati per questa gara sportiva. Vinceranno senza sconti quella sera.

Qui i giovani sono davvero speciali, sono molto educati, hanno un linguaggio pulito ed erudito, vestono in modo sobrio, non seguono nessuna moda.

In un tempo in cui sembra di non poter vivere senza che il cellulare squilli ogni due minuti, qui nessuno ha il telefonino, non ci sono playstation, non ci sono videogiochi. “Ti manca qualcosa?” chiedo a Raffaele, presidente del congresso dei giovani dai 12 ai 21 anni, “No” – mi risponde – “a dirla tutta, mi sento un privilegiato. Il legame che esiste tra noi giovani va oltre i legami di sangue. È un legame speciale profondamente radicato nella legge della fraternità”. Quest’anno Raffaele conclude il suo corso di studi liceali, indirizzo in Scienze sociali. “E dopo che farai?”, “ Vorrei studiare a Roma alla facoltà di Enologia”. Tutti i giovani di Nomadelfia che scelgono di andare all’università si laureano in tempi brevissimi usufruendo delle borse di studio e con l’aiuto di tutta la comunità. Fortunato ha invece 19 anni, è arrivato con i suoi tre fratelli a Nomadelfia quando aveva 10 anni, ha studiato Agraria e ora lavora nei campi con impegno. Mi confida che vuole fare un’esperienza fuori dalla comunità, ma che il suo desiderio è di vivere a Nomadelfia.

Qui è difficile distinguere i figli naturali da quelli affidati, tra di loro non c’è diversità, c’è un’unica voce educativache si alza, tutti vengono amati e in ciascuno la comunità cerca di tirare fuori i talenti e insegna loro a metterli in comunione reciproca, con la certezza che ognuno è unico e in questa diversità si scopre la vera unità.




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