Tuteliamo il nostro futuro

E’ necessario educare i giovani alla capacità di scommettere sulle relazioni che durano, con responsabilità.

Savino Pezzotta proviene da una lunga militanza nel sindacato, è abituato alle grandi manifestazioni, ma afferma che c’è qualcosa di diverso nel Family Day: “le manifestazioni del sindacato normalmente sono contro qualcuno, o sono esplicitazione di richieste che riguardano solo una categoria di persone. Noi andiamo in piazza per chiedere e fare proposte che portino a riconoscere la centralità della famiglia nella società italiana”.  Ci tiene a sottolineare inoltre che il Family Day è una manifestazione che avrà il carattere della festa: “sarà un po’ la festa della famiglia, perché ci saranno i bambini, ci saranno le coppie, e ci sarà tanta gente che verrà da tutta Italia, ci saranno comunità intere”.  E aggiunge: “Credo che non sarà mass-mediatica come qualcuno ha presentato in questi giorni, ma più che una manifestazione in senso stretto, sarà un convenire di persone che hanno a cuore la famiglia, persone che ripropongono l’elemento di unità, di capacità di guardare alle relazioni e agli affetti che si impegnano a durare con responsabilità”. Alla base del suo pensiero, Pezzotta afferma la stretta relazione tra il volersi bene e la responsabilità: “Se io voglio bene ad una persona, – dice – mi metto in relazione con lei non per consumare il mio bene nel poco tempo, ma perché dal nostro bene scaturisca qualcosa in più, che sia una continuità nei figli, che sia una continuità nella società. Cioè la famiglia è una cellula generativa di affettività, di amore, di comprensione e solidarietà. Dov’è che si impara ad essere solidali, se non nella famiglia, nel riconoscere la diversità tra maschio e femmina, e capire che da questa diversità può scaturisce una nuova opportunità, una nuova possibilità, una nuova vita?”.

Perché si scende in piazza e a chi si rivolge il Family Day?

Si rivolge agli italiani che hanno a cuore la  famiglia, è una manifestazione per la famiglia, e vuole rilanciare quello che la Costituzione afferma rispetto alla famiglia. Noi non andiamo in piazza per imporre un’idea della famiglia, che è quella dei cattolici. Noi andiamo in piazza per dire che la Costituzione afferma che la famiglia è l’unione tra un uomo e una donna aperti alla generatività, e questo è un elemento che deve essere sostenuto attraverso una serie di impegni culturali, sociali, economici. Diciamo inoltre con molta chiarezza, senza arroganza, il  nostro no al progetto di legge sui Dico.

Come avete pensato di organizzare questa giornata?

Non ci saranno probabilmente i grandi cortei, escludiamo le bandiere di partito o rappresentanze di tipo politico, perché il tema della famiglia non è un tema che appartiene ad uno schieramento o ad un altro, appartiene ad una visione del mondo. Vede, oggi il confronto passa tra una visione di tipo personalistico e sociale e una visione individualista. Noi proponiamo per la nostra società un personalismo sociale in cui la persona è relazione e dove mai la relazione si stabilisce così profonda come quella generativa che attraversa la famiglia. Inoltre noi vorremmo che questa giornata non fosse quella dello slogan gridato, o enfatizzato, ma una giornata di serenità, di calma perché sappiamo che i tempi sono lunghi e possono essere duri, ma nello stesso tempo siamo fiduciosi e pieni di speranza. Proprio una piazza, oserei dire della serenità e della speranza, così come una famiglia dovrebbe essere.

Questa manifestazione è stata promossa dal mondo cattolico, molti faticano a riconoscere questo concepimento.

E’ stata promossa dalle Associazioni cattoliche, ma vorrei anche ricordare a tutti che queste associazioni le manifestazioni le hanno sempre fatte e anche molte. La novità e che ne fanno una insieme. Inoltre  nasce come sollecitudine dal mondo cattolico, ma è aperta a tutti. Ci sono anche associazioni laiche che hanno chiesto di aderire, ed aderiranno. Non la vedrei come confessionale in senso stretto come qualcuno la vuole porre, certo la fede non è mai una cosa privata, è una cosa pubblica che si manifesta, si fa vedere. Però dico che questa è più centrata sul valore civile del matrimonio, della famiglia, non tanto sulla dimensione religiosa o confessionale. La stessa scelta dei portavoci della manifestazione, un cattolico e una laica, dice che non esiste nessuna discordanza. Io e la dott.ssa Roccella abbiamo esperienze di vita totalmente diverse, e ci ritroviamo su questo valore costituzionale, e cioè la famiglia come nucleo della società.

Su quali principi, secondo lei, oggi si basa questa lotta in difesa della famiglia?

La prima cosa, è non dimenticare che la Costituzione all’art. 29, definisce con chiarezza che cos’è la famiglia: il nucleo fondativo della società e per alcuni versi potremmo dire che la famiglia viene prima dello Stato. Pertanto è necessario che ci siano una serie di aiuti  per consentire alla famiglia di svolgere il proprio ruolo, così come si fa per le altre istituzioni della Repubblica. Bisogna poi che ci siano politiche fiscali che privilegiano le famiglie, politiche di equità e di equilibrio. Oggi la povertà nel nostro paese passa attraverso la famiglia, e in modo particolare attraverso le famiglie numerose. E’ chiaro che in una famiglia dove lavorano due persone con un figlio, e dove  invece lavorano due persone con tre figli si genera una disuguaglianza, bisogna trovare le forme per compensare queste disuguaglianze. Così anche dal punto di vista economico, io sostengo, visto che si discute molto in questi giorni di archiviare il tesoretto, che sarebbe bene darlo alle famiglie, perché se alle famiglie diamo più risorse a disposizione, anche sul piano del proseguimento di studi per i figli, avremo dei grandi risultati.

Volendo fare oggi una fotografia della nostra società, quali sono gli impegni che essa si assume nei confronti della famiglia?

Oggi oserei dire che le famiglie vivono una sorte di solitudine sociale, nel senso che la famiglia, un po’ lentamente, un po’ progressivamente è stata privatizzata, quasi come mettere al mondo figli fosse una questione solo privata. Siccome è una questione sociale, io ritengo che sposarsi per mettere al mondo i figli è diverso che mettermi assieme con qualcuno indipendentemente dal resto. Io credo che bisogna far recuperare alla famiglia questa sua dimensione all’interno della società. La società deve capire che il suo futuro sta lì, e pertanto deve mettere in piedi quegli elementi di sussidiarietà, di accompagnamento, quegli elementi di vicinanza, di amicizia, anche attraverso reti e intrecci che consentono di andare in quella dimensione.

E sintetizzando, quindi come il bene della famiglia contribuisce a realizzare il bene della società?

Porrei la domanda in termini diversi. Si può parlare di una dimensione societaria tra individui, oppure gli individui portano verso una dimensione oserei dire multitudinaria e libertaria, mentre la famiglia porta verso una concezione personalistica e sociale? Io credo che ciò che è bene per la famiglia è bene per la società, tutto ciò che va a favore della famiglia.

Ogni indebolimento della famiglia, porta a contraddizioni all’interno della dimensione sociale, sia in termini di relazioni, ma anche in termini di costi economici, in termini di capacità di guardare al futuro.

Quali sono le sfide che oggi la famiglia deve affrontare per essere quella che realmente è?

Io direi che la prima questione riguarda l’educazione dei figli, bisogna educare i giovani alla famiglia, all’assunzione di responsabilità. Questa è una battaglia che in futuro bisogna mettere in campo. Poi bisogna consentire che le famiglie vivano, nel senso stretto, oserei dire materiale del termine. Allora bisogna prima di tutto avere delle politiche per le giovani coppie, ciò vuol dire avere un’attenzione al rapporto tra famiglia e lavoro, in modo che il lavoro non intralci la dimensione familiare. Bisogna sinceramente che vi siano delle politiche abitative diverse che consentono di poter avere una casa per ogni famiglia. Servono tutta una serie di servizi che possono stare attorno alla famiglia in termini sussidiari. Non è detto che debbano essere tutti statali, possono nascere anche da forme di mutualità, di movimenti di volontariato, di imprese no profit. Si tratta di costruire attorno alla famiglia per permetterle di affrontare la complessità della vita.

L’Onorevole Rosy Bindi ha annunciato che il 24-26 maggio ci sarà la prima conferenza del governo sulla famiglia, cosa si aspetta da questo evento a due settimane dal Family Day?

E’ bello che il Ministro abbia convocato questa conferenza. Spero  poi che da essa escano proposte politiche e spero che la conferenza tenga conto del Family Day, perché questa manifestazione propone delle cose, mette in campo tante persone, e spero che il Governo sia in grado di cogliere quello che la società, in modo autonomo e libero dirà.

Quindi possiamo ben sperare che la famiglia sia ancora nella coscienza di ognuno, della nostra società una cellula fondamentale?

Io penso che noi dobbiamo batterci per questo. La nostra è una battaglia di valori, perché una società senza valori non vive. Noi intravediamo nella dimensione della famiglia una serie di valori, che sono quelli dell’affettività, ma anche quelli della responsabilità, sono i valori della individualità, ma anche della solidarietà.

Certo bisogna anche fare i conti con quegli elementi che hanno indebolito la famiglia, per vedere come rimuoverli. E’ una battaglia culturale che stiamo facendo in tanti, una battaglia per gli italiani. Non abbiamo intenzione di dividere nessuno, non è nei nostri intenti, noi vogliamo che gli italiani trovino un elemento unitivo sul terreno della famiglia e dei valori che la famiglia esprime.




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