Affido: la strada è ancora lunga

di Liana Burlando

Quali sono gli ostacoli che non fanno avanzare questa realtà?

Obiettivo fondamentale delle politiche a tutela dei minori è garantire il diritto di ogni minore ad una famiglia, anche attraverso interventi diretti quali contributi economici, misure di aiuto e sostegno domiciliare, servizi di sostegno educativo.

Ma quando questi non sono sufficienti a mantenere il minore nel proprio nucleo, l’affidamento familiare è strumento privilegiato e imprescindibile di aiuto e tutela, che ha le sue radici nell’etica dell’accoglienza e della condivisione delle responsabilità.

Qual è oggi il panorama italiano dei Servizi Affido?

Nel nostro paese l’esperienza dell’affido familiare ha una lunga storia: alcune città avevano avviato e regolamentato l’affido familiare già alla fine degli anni ’70 (anni prima, quindi, dell’emanazione della Legge 184/83) e, nello stesso periodo, si sono sviluppate le prime esperienze di associazioni familiari. In questi trent’anni molto è stato quindi pensato e realizzato e svariate sono le competenze sviluppate dai Servizi e dalle diverse realtà del volontariato e del Privato sociale (famiglie, associazioni, reti familiari, …); ciò significa un ricco patrimonio d’esperienze professionali e di volontariato, risorsa d’assoluto rilievo per l’ulteriore sviluppo dell’affido. Il numero dei Servizi Affido è cresciuto grazie anche alla Legge 149/01, che ha assegnato la titolarità dell’affido al Servizio Sociale pubblico, anche se purtroppo diverse sono ancora le realtà in cui è carente, o addirittura assente, la presenza e l’intervento dei Servizi Pubblici e le eventuali esperienze di volontariato non possono comunque vicariarne il ruolo in particolare rispetto ai percorsi di conoscenza e valutazione delle famiglie e di attuazione dei progetti di affido. La maggior parte dei Servizi Affido e i Coordinamenti provinciali si trovano, infatti, nelle grandi città del Centro-Nord e nelle Isole, anche se in questi ultimi anni si stanno aprendo servizi anche nelle regioni del Sud.

L’affido familiare è un intervento complesso e delicato, che comporta il coinvolgimento di più attori (il minore, la famiglia d’origine, gli affidatari, l’autorità giudiziaria e gli operatori referenti per il minore – garanti della continuità della storia e del progetto di vita del minore -, e quelli dell’Affido Familiare – garanti dei percorsi d’affido), ognuno dei quali svolge un ruolo preciso ed imprescindibile per la sua riuscita. Ciò richiede, anche attraverso la stipula di specifici protocolli, integrazione e collaborazione tra Servizi e figure professionali diverse e tra Servizi Pubblici, Privato sociale e Volontariato e Magistratura, attraverso una sempre maggiore responsabilità sociale (associazioni, realtà del III settore, ma anche famiglie affidatarie e reti di famiglie) e lo sviluppo delle responsabilità professionali, capaci di dare valore alle relazioni umane e alla persona, portatrice non solo di problemi, ma anche di risorse, capacità, competenze. I Servizi Affido, attraverso l’intervento d’Assistenti Sociali, Educatori Professionali e Psicologi specificamente formati e dedicati a tale intervento sono impegnati anche nello sperimentare nuove idee ed esperienze e definire linee d’intervento efficaci ed adeguate, perché l’affido gioca un ruolo decisivo anche nel limitare l’inserimento di minori in strutture residenziali o, in ogni caso, per ridurne la permanenza.

Quali sfide oggi per l’affido familiare?

Lo scenario sociale è profondamente mutato: l’urbanizzazione, la ridotta dimensione ed articolazione dei nuclei familiari, le modifiche nella situazione lavorativa, i fenomeni migratori, una maggiore presenza di madri sole, l’aumento delle separazioni e delle situazioni di fragilità degli adulti (per dipendenze o problematiche psicologiche o psichiatriche) e l’emergere di situazioni di disagio negli adolescenti (in particolare stranieri) richiedono l’attuazione d’interventi di sostegno sempre più articolati. Occorre allora sostenere famiglie e minori, attraverso soluzioni diversificate ma complementari, integrative e propedeutiche tra loro. Una possibilità è oggi offerta dalle diverse “forme” dell’affido, in grado di rispondere a situazioni e necessità eterogenee: dal buon vicinato, all’affido di neonati, dall’affido di mamma e bambino alle forme d’affido professionale.

Bisogna comunque tenere presente che, purtroppo, per situazioni particolarmente compromesse (in cui le problematiche personali, quali tossicodipendenza, alcoolismo e problemi psichiatrici, spesso anche aggravate da problematiche relative all’abitazione e al lavoro, incidono pesantemente sugli sforzi e le possibilità di svolgere le proprie funzioni genitoriali), permangono vuoti di risposte, che richiedono una riflessione più ampia e dovranno essere colmate attraverso politiche mirate.

La restrizione delle risorse economiche a disposizione degli Enti per l’attivazione ed erogazione d’interventi sociali, comporta poi una limitazione anche delle risorse umane e gli operatori sociali, che devono prioritariamente dedicarsi al lavoro per e con l’utenza, hanno così ridotte possibilità di spazi per la formazione ed il confronto professionale, proprio quando il veloce mutare delle condizioni sociali richiede invece capacità d’ascolto ed analisi dei bisogni e adeguata programmazione e progettazione d’interventi.




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