Microcredito fa rima con sviluppo

di Alexis Kaborè

In Africa nera e, particolarmente in Burkina-Faso, il mio paese, è riconosciuto da tutti che i redditi  della maggioranza delle famiglie sono dovuti, per più del 60%, dalle  attività che può gestire la sposa.

La mancanza d’istruzione, la povertà del suolo, conseguenza della desertificazione, la disoccupazione, la quasi totale assenza di acqua, la fame, la mancanza di mezzi, fa sì che numerose famiglie vivono al minimo.

È praticamente impossibile per una famiglia che non ha redditi sicuri, mensilmente, di avere un credito per intraprendere un’attività d’autosufficienza. La prudenza delle banche è tale che la maggioranza della popolazione (circa l’80%) resta inattiva dopo i raccolti dei campi (8 mesi all’anno). Fatta eccezione per alcuni uomini che si occupano di giardinaggio, artigianato, allevamento (meno del 4%), sono le donne che lavorano di più per fare vivere o sopravvivere la famiglia. Esse accettano le sofferenze peggiori in nome dell’ onore della loro famiglia. Le donne garantiscono le cure dei bambini, la loro istruzione, il loro abbigliamento, la pulizia della casa, la fornitura di acqua e legno di cucina ecc..

Sono queste coraggiose donne che arrivano ancora ad economizzare il loro tempo per fare piccole attività generatrici di redditi per garantire il necessario quando i redditi prodotti dal marito vengono meno. Per esempio, nel 2004, un marito si è dato la morte perché non c’erano più cereali per la famiglia e molti altri si sono dati semplicemente alla fuga dai loro villaggi per lasciare donne e bambini sole nella confusione. Come intraprendere un’attività produttiva senza l’appoggio, senza un credito bancario? Qui sta tutta la problematica della nostra sopravvivenza.

Un’ancora di salvezza per il  nostro popolo, per lo più molto povero (di cui quasi il 47% vive con meno di un dollaro al giorno), si trova, inevitabilmente, nel microcredito. Solo il microcredito può permetterci di iniziare il nostro sviluppo. Gli esempi di successo non mancano.

Fortunatamente molte associazioni esplorano questo settore e decidono di intraprendere questa nuova attività creditizia per i poveri. Accordare un microcredito a queste donne, vuol dire dare la vita a famiglie intere. Inoltre il microcredito eviterebbe a molte famiglie di vendere i loro raccolti (frutto del lavoro di 3 mesi) per comperare gli utensili per lavorare nei restanti 9 mesi dell’anno, e di utilizzarli per sfamare la propria famiglia.

Quando attraversiamo i villaggi per gli interventi sanitari, le donne e gli uomini ci chiedono sempre di aiutarli con microcrediti. Tutti giurano che con i microcrediti potranno anche andare al dispensario a curarsi senza aspettare tanto.

Allora, sarebbe bene dire che “microcredito” fa rima con vita! Senza questi microcrediti, la lotta che il nostro paese conduce contro la povertà dal 2004 sarà inutile, persa in anticipo!




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