Incontri
Una vita a servizio della Vita
Da ragazza desiderava spendere la propria vita per un ideale grande. Olimpia Tarzia è riuscita a realizzare questo sogno pur rimanendo fortemente ancorata ai problemi di tutti i giorni. Moglie e madre di tre figli, ha portato nel suo impegno politico una sua grande passione: la promozione e il rispetto per la vita umana.
Cosa sognava Olimpia Tarzia da ragazza?
Certamente sognavo di incontrare la persona giusta per farmi una famiglia ed avere figli, ho sempre visto la maternità come un grande dono.Secondariamente di esercitare una professione che mi soddisfacesse, anche se non sapevo quale, perché avevo molti interessi e passioni. Ma la spinta che ho sempre fortemente sentito era che, se anche tutto ciò che sognavo si fosse realizzato, non mi sarebbe bastato. Volevo allargare i confini dell’anima, volevo poter mettere il mio cuore, la mia mente, le mie braccia a servizio di una causa grande, di un ideale forte per cui giocarsi la vita. Lo vidi, dentro di me, con grande chiarezza il 22 maggio 1978, durante il sit in che organizzai insieme ad altri ragazzi, di fronte al Senato contro l’approvazione della legge 194 che ha legalizzato l’aborto in Italia: non avevo ancora idea di come sarebbe stato il mio futuro, ma una certezza l’avevo: qualunque cosa avrei fatto, ovunque mi sarei trovata, avrei speso la mia vita per dare voce a chi non ha voce, il piccolo bambino non ancora nato!
Qual è stata la tua formazione. Quali le persone che hanno inciso significativamente nella tua vita?
Senza dubbio la mia famiglia è stata un punto di riferimento, un porto sicuro, costruito con la tenerezza e la fede incrollabile di mia madre e con la profonda onestà e l’incorruttibile senso di giustizia di mio padre (ancora oggi testimoni di un amore grande, iniziato più di 60 anni fa!). Arrivata a Roma all’età di 15 anni ho incontrato la spiritualità di San Vincenzo Pallotti, un santo romano, precursore del Concilio Vaticano, che chiamava tutti, anche i laici, all’apostolato, cosa, alla sua epoca, totalmente innovativa. La mia formazione spirituale dunque è iniziata attraverso un sacerdote pallottino, insegnante di religione al liceo, che mi ha trasmesso “l’ansia apostolica” di San Vincenzo.
Sei moglie e madre di tre figli. Come sei riuscita a conciliare la tua vita familiare con un’intensa attività sociale?
E’ sempre difficile rispondere a questa domanda: non ci sono ricette. Ogni donna, madre e lavoratrice, affronta momento per momento, con una buona dose di equilibrismo e non senza difficoltà, il suo compito vocazionale e nella società. Certo, bisogna stabilire delle priorità, una scala di valori ben chiara, serve capacità di sacrificio e di “rinuncia gioiosa” a quelle che potrebbero essere prospettive di successo personale a scapito delle esigenze familiari. Di fronte ad ogni scelta che mi sono trovata a fare ho sempre cercato di comprendere, insieme a mio marito, quale fosse la volontà di Dio in quel momento, nella convinzione che seguirla mi avrebbe reso felice. Poi può darsi che a volte non l’ho capita, errori se ne fanno tanti, ma la serenità che nasce da questo “affidarsi” non mi è mai venuta a mancare.
Il tuo impegno per la vita è molto ampio, va dall’educazione alla formazione, dall’impegno politico a quello culturale e mediatico. Hai mai aiutato direttamente una mamma ad accogliere il figlio che portava in grembo? Raccontaci come avvenuto…
Si. Ricordo il mio primo colloquio con una donna in difficoltà per una gravidanza, quando, più di 25 anni fa, iniziammo l’attività del Movimento per la vita romano. Era una ragazza come me ed aveva fissato l’aborto il giorno dopo. Stemmo insieme tutta la mattina, quasi 4 ore, la ascoltavo, le parlavo…alla fine lei si alzò e ci abbracciammo, lei scoppiò a piangere e io piansi con lei.. Passai il pomeriggio e la notte in grande agitazione; pensavo: forse avrei dovuto dirle questo, forse quest’altro non avrei dovuto dirlo…poi affidai tutte le mie preoccupazioni a Maria e riuscii ad addormentarmi. L’indomani mattina ricevetti la sua telefonata in cui mi comunicava che non era più andata ad abortire. Mi scoppiava il cuore di gioia, ma ero curiosa di capire cosa le aveva fatto cambiare idea, quando glielo chiesi mi disse: “Quando io ho pianto e tu hai pianto con me ho pensato se una persona che non mi conosce piange per il mio bambino, come posso io, che sono la madre, ucciderlo?” Quell’abbraccio, quelle lacrime non erano le mie, ma di Qualcuno che le aveva toccato il cuore! Questo episodio ha segnato tutto il mio impegno successivo, in tutti i campi, anche quello politico, nei momenti più difficili penso all’insegnamento che mi è rimasto da quel primo colloquio: sta a noi fare tutta la nostra parte, ma con la consapevolezza che solo Dio può davvero cambiare i cuori.
Sei tra le confondatrici del Movimento per la Vita Italiano, qual è la tua esperienza all’interno del Movimento?
Forse il modo migliore per esprimere cos’è per me il Movimento è paragonarlo ad un figlio: l’ho sentito nella meraviglia dei suoi primi palpiti durante la “gestazione”, l’ho ascoltato esprimersi nei primi vagiti e poi nelle prime parole, l’ho visto muovere i primi passi verso la vita e ne sono sempre stata fiera. Un’esperienza per me straordinaria, un cammino costellato dall’incontro in tutta Italia con persone straordinarie, le nostre volontarie e i nostri volontari, che, spesso nel silenzio e nel nascondimento, innalzano quotidianamente un inno alla vita.
Da anni t’impegni nel campo della politica, hai anche istituito una scuola di formazione politica che ha riscontrato molto consenso nell’ambito della capitale. Ma cos’è per te la politica e quale il tuo impegno attuale?
La politica non può rimanere neutrale di fronte al diritto alla vita. Sempre più questa si troverà ad affrontare temi quali l’inizio e la fine della vita umana, la bioetica, la dignità umana, la famiglia, da qui la necessità di una biopolitica, capace di affrontare le varie questioni partendo da fondamenti biologicamente ed antropologicamente corretti. Servono informazioni scientifiche chiare e corrette, serve formazione, approfondimento, aggiornamento per fornire strumenti di conoscenza e sviluppare consapevolezza dei valori in gioco. Ecco perché ho istituito una scuola di formazione politica, che ha avuto tra i docenti politici di entrambi gli schieramenti e che, nel suo primo anno di vita ha visto una larghissima partecipazione di giovani. Dobbiamo formare la nuova classe dirigente politica del futuro su questi temi. La politica è servizio al più debole, è ascolto, dialogo, azione concreta, richiede formazione culturale, antropologica, etica. Sono convinta che il diritto alla vita non ha e non deve avere un colore, né religioso, né politico, dunque va diffusa una cultura politica per la vita a prescindere dagli schieramenti
Quali sono le opportunità e quali i rischi che può avere il tema della vita e della famiglia con l’ attuale governo?
L’attuale governo è piuttosto variegato e contiene al suo interno anche aree di cultura radicale e laicista che tenderebbero a riportare in Italia il modello Zapatero, ma l’esiguità di scarto- in termini di numero di parlamentari- con l’opposizione e la presenza piuttosto significativa della componente moderata di centro, credo impediranno di prendere decisioni fortemente dilanianti sul piano etico. Del resto anche nella attuale minoranza si registrano posizioni personali incongruenti sui nostri temi, l’abbiamo potuto constatare nella campagna referendaria. Il problema è culturale, prima ancora che politico. Siamo in una fase delicatissima di una costruzione di un nuovo bipolarismo e credo sia importante incoraggiare, da qualunque parte provenga, ogni istanza di rafforzamento di una trasversalità, di un “luogo” culturale e politico antropologicamente ed eticamente fondato sui valori cristiani.
Il tuo impegno non ha solo un carattere professionale ma è profondamente umano; in tutto ciò che fai si respira la passione e la determinazione che caratterizza il tuo essere donna. Alcuni anni fa hai lanciato il manifesto del Nuovo Femminismo. Come nasce? Che ruolo può avere oggi la donna per risvegliare la coscienza sociale sul valore della vita?
Io credo che femminismo, per ciò che concerne la maternità, sia il mettersi dalla parte della donna e della vita, insieme, scommettendo sulle inesauribili risorse che quella profonda alleanza porta con sé e richiamando la società e le istituzioni all’assunzione di responsabilità che la tutela sociale della maternità comporta.
Sono ben consapevole che il tema del nuovo femminismo non tocca solo l’aspetto della maternità, ma è purtroppo vero che su tale versante si sta concentrando l’attacco più aspro da parte di chi pensa di averne l’esclusiva rappresentanza.
Certamente la tutela del diritto alla vita è un imperativo per tutti, uomini e donne, dunque non c’è contrapposizione, ma poiché su questo tema il dibattito è prevalentemente condotto da un veterofemminismo che intreccia girotondi contro la vita, è necessario che emerga un nuovo femminismo, capace di esprimere una cultura sommersa, fortemente presente, ma senza voce.
Nello scrivere il Manifesto del Nuovo Femminismo ho pensato a loro: alle donne coraggiose che hanno affrontato una maternità difficile e alle donne che le hanno aiutate a superare le difficoltà.
Giovanni Paolo II ci rivolse parole forti: “specialmente a voi, donne, rinnovo l’invito a difendere l’alleanza tra la donna e la vita, e di farvi promotrici di un nuovo femminismo”.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho una mia filosofia rispetto al futuro: amare il presente. Credo che, quanto più facciamo bene ciò che siamo chiamati a fare oggi, amiamo le persone che incontriamo, accogliamo le difficoltà con pace interiore, tanto più il futuro ci appare chiaro e quasi ci conduce per mano nella strada tracciata dall’eternità solo per noi. Lo trovo molto più appassionante e la realtà è sempre più interessante delle nostre ipotesi!
Credi che un giorno ci potrà mai essere un mondo in cui la vita sia sempre rispettata? Che il valore della vita sia anteposto a tutti gli altri?
Guai se non avessimo questa speranza! Si, ci credo. Guardando i miei figli spesso ho un sogno: così come oggi noi tutti inorridiamo di fronte allo sterminio nazista e sentiamo la profonda vergogna di quella parte di storia dell’umanità, verrà il giorno in cui i figli dei nostri figli potranno esclamare, considerandola una vera barbarie: “Pensa che orrore: 50 anni fa uccidevano i bambini nel grembo materno prima che nascessero!
Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia
Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
Lascia un commento