Compagni di banco

di Giovanna Pauciulo

Oltre alle sempre più onerose compere scolastiche la famiglia si trova a far sentire la propria presenza in una scuola che con difficoltà cerca di garantire istruzione e che quasi mai trasmette educazione alla vita.

L’anno scolastico è ormai iniziato ed è già possibile fare i primi bilanci, prepararsi agli incontri scuola/famiglia, ai temibili colloqui genitori/insegnanti. E’ ancora così nitido il ricordo di quando il sotto il sole cocente di mezza estate la pubblicità televisiva interrompeva il programma pomeridiano preferito dei bambini per parlare di scuola. Propinando le ultime novità in termini di zainetti, diari, astucci. Strateghi della vendita, con sufficiente anticipo le menti pubblicitarie si preoccupavano di preparare o sarebbe più giusto dire bombardare  i bambini, gli adolescenti con gli ultimi modelli griffati. Antonella, una bimba di soli tre anni a cui non piaceva l’idea di dover ritornare a scuola finita l’estate, mi chiese di acquistare lo zainetto delle Winx per lei e di regalare quello di Barbie  alla cuginetta così – commentò lei – possiamo  tornare a scuola. Per quest’anno la stima annuale per un kit completo di inizio scuola si è aggirato intorno ai 300 euro! Ma al di là dell’attrezzatura, qual è il modo più adeguato per preparare i figli ad andare a scuola? Come affrontare serenamente i colloqui con gli insegnanti? In che termini i genitori rispondono al loro compito educativo rispetto all’esperienza scolastica?
Alfredo e Roberta sono i genitori di Emanuela, primogenita, che quest’anno frequenterà la prima elementare. La loro attesa è piena di aspettative e timori, ma anche piena di interrogativi.  I genitori di Emanuela si domandano:  “Come sarà per lei l’impatto con lo studio? Saranno le insegnanti in grado di farle vivere il passaggio dalla dimensione ludica a quella dell’impegno in maniera non traumatica? Inoltre, quali saranno le relazioni che intreccerà con i nuovi amici e amiche di scuola? Come dovremo porci nei confronti di nostra figlia, quando comincerà a rivendicare una diversa attenzione per sè e per i suoi interessi? Dovremo forzarla, quando ci dirà che si è scocciata, o dovremo accompagnarla nei suoi ritmi, permettendole che sia lei a trovarli da sola? Riusciremo a comunicarle l’amore per l’apprendimento, più che la necessità di diventare abile?”. La maggior parte dei bambini è contenta di iniziare la scuola e non vede l’ora che arrivi questo grande giorno. Giustamente, perché per molti l’inizio di scuola comporta un grande cambiamento. È richiesto un maggiore grado di autosufficienza, devono inserirsi in un nuovo gruppo ed imparare ad essere eventualmente uno tra tanti. Una riuscita integrazione nella classe è fondamentale per il benessere dei piccoli nel nuovo ambiente. Ecco perché è importante che i genitori preparino i figli: – stimolando la loro capacità di esprimersi, di mantenere l’attenzione, di ascoltare facendo sintesi; incoraggiando la fiducia in se stessi, lo spirito di indipendenza, l’impegno e il sacrificio. I genitori di Emanuela dicono: “siamo convinti che nostra figlia ha anzitutto bisogno di avere due genitori che le staranno accanto in questa fondamentale tappa della sua vita, che si sforzeranno di essere presenti e attenti tutte le volte che lei ne avrà bisogno, con dolcezza e altrettanta fermezza. Magari, nel fare questo, saremo eccessivamente apprensivi, sbagliando, forse inopportunamente rigorosi, ma saremo sempre coloro i quali avranno cercato, con l’aiuto di Dio, di indicarle la via della vita (più che della scuola), nella speranza che un giorno possa riuscire anche lei, meglio di noi, a fare lo stesso con sua figlia”.
Rapporto scuola-famiglia
L’art. 28 della Convenzione ONU sui diritti dei fanciulli recita: ” Il bambino ha diritto all’istruzione…”, studi e ricerche rilevano che il processo di apprendimento degli alunni,  si avvantaggia delle buone relazioni esistenti tra scuola e famiglia, è auspicabile uno stretto contatto tra genitori e scuola. I Decreti Delegati nel 1974 sancirono la formalizzazione dell’incontro tra due realtà istituzionali sino ad allora scarsamente collegate. Di esse, una (la scuola) era tenuta a mettere al corrente l’altra (la famiglia) circa quanto aveva progettato e intendeva perseguire per sostenere il divenire del figli/alunni. Ma forse è proprio questa impostazione l’origine della disaffezione dei genitori al mondo della scuola.
Ad oggi la risorsa famiglia non è del tutto integrata nello svolgimento delle attività scolastiche. I genitori hanno la tendenza di delegare gli insegnanti al compito di accostare i figli a universi di significato, che vanno oltre la trasmissione di contenuti: sviluppo sessuale, agire morale, valori socio-civico-politici, scelta religiosa, quegli  aspetti cioè dell’esperienza umana, che richiedono risposte da parte degli adulti e che esigono soprattutto dalla famiglia una proposta autentica. Non bisogna dimenticare che la scuola, mediante l’appello alla componente cognitiva, può sostenere ma non sostituire l’opera della famiglia, perché la stessa scuola risulta impreparata ad accettare e a svolgere la funzione educativa, assolvendo adeguatamente invece quella istruttiva. La partecipazione dei genitori allora permette di far funzionare meglio la scuola sotto l’aspetto dell’efficacia e dei risultati di qualità. Per molti insegnanti è difficile modificare il ruolo professionale, integrando la funzione della trasmissione culturale e conoscitiva con quella del sapersi porre come modello di vita e punto di riferimento esistenziale.
Se il processo d’istruzione procede di pari passo con quello di educazione il rapporto famiglia-scuola si gioca allora sul campo del reciproco riconoscimento nella corresponsabilità per il bene del figlio/alunno. I genitori e gli insegnanti devono agire all’insegna dello scambio dei contributi ispirandosi ad un comune progetto di crescita personale, istituzionale e sociale al fine di creare ponte pedagogico-educativo in cui far intervenire i genitori con competenza nella scuola partecipando responsabilmente all’elaborazione dell’offerta formativa della scuola e stimolare gli insegnanti, nello svolgimento della loro attività, a valorizzare la “risorsa” famiglia tenendo conto dei bisogni dei figli/alunni ad essi affidati. La partecipazione cooperativa e corresponsabile è il perno intorno al quale ruota la possibilità di esaltare l’identità pedagogico-educativa della famiglia e della scuola. La scuola come luogo di elaborazione e di trasmissione culturale non può essere sottostimata in riferimento alla sua specificità operativa, così la famiglia non può essere sottovalutata, per quanto concerne la sua responsabilità e competenza fondamentale, di essere luogo primario e privilegiato di relazioni educative, al quale inerisce il diritto/dovere dell’educazione dei figli. I genitori sono i primi educatori e testimoni di umanità.  Ad essi spetta, vincendo resistenze  e pregiudizi,  di credere fortemente in sé e di contribuire ad umanizzare il contesto scolastico ed elaborando il collaborazione con la scuola una proposta formativa che tenga conto di una visione integrale della persona/figlio/studente.




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