Strage di Corinaldo
Perché i nostri figli amano Sfera Ebbasta?
di Giovanna Abbagnara
I testi delle sue canzoni inneggiano al suo riscatto sociale, sono un’esaltazione del suo modo di vivere oggi. Dobbiamo conoscere la musica che ossessivamente ascoltano i nostri giovani per comprenderli. Per capire che ai loro occhi Sfera è un eroe che è riuscito a riscattarsi. Il problema piuttosto è: quale alternativa offriamo loro?
La strage di Corinaldo si è consumata e siamo ancora impietriti di fronte al dolore di tante famiglie che, per una notte di musica, hanno perso il proprio figlio o la propria madre. Penso spesso ai genitori di quei ragazzi, a quelli che sono rimasti in casa ad aspettare il loro ritorno, o a quelli che fuori al “Lanterna azzurra” in una fredda notte d’inverno, vegliavano come custodi sul loro divertimento. Penso a quei genitori che dopo ore di panico hanno riabbracciato i loro figli inorriditi dall’idea di averli persi per sempre. E penso a quelli che non sono stati così fortunati, che hanno stretto al loro cuore un figlio per l’ultima volta, sapendo che a casa non sarebbe più tornato. La ricostruzione della dinamica della strage è tra le mani della Magistratura intanto l’opinione pubblica cerca colpevoli e capri espiatori.
Negli ultimi giorni, molti articoli hanno con cura analizzato i contenuti dei testi di Sfera Ebbasta, il trapper che ha fatto sold out quella notte. C’è chi afferma come l’esorcista don Antonio Mattelli che “dietro messaggi simili c’è il demonio” e che “le discoteche sono sicuramente luoghi in cui Satana sguazza”. Mentre scrivo, ascolto in sottofondo le sue canzoni e i testi di Sfera parlano effettivamente dell’uso quotidiano di droghe sintetiche, di consumi elevati di alcol, si esalta il denaro e più volte ci si riferisce alle donne con appellativi volgari e pesanti.
Parliamoci chiaro, senza questa strage forse non avrei mai saputo nemmeno della sua esistenza. Ascoltandolo per radio durante un tragitto in auto, avrei velocemente cambiato frequenza. È un genere che non mi interessa. Eppure i giovani che ho interpellato in questi giorni lo ascoltano, lo trovano “orecchiabile”. Ho pensato a quanto ancora una volta siamo distratti noi adulti. A quanto siamo disposti velocemente a condannare questo ragazzo e i contenuti demoniaci delle sue canzoni. Magari ci preoccuperemo, anche alzando la voce, di ordinare ai nostri figli di non ascoltare la sua musica. E penseremo così di aver liquidato il problema.
Eppure non sono tranquilla. Chi è veramente Sfera Ebbasta? O meglio Gionata Boschetti condannato a ricordare per sempre proprio quel 7 dicembre, il suo ventiseiesimo compleanno? Perché i suoi testi piacciono così tanto ai nostri figli? A cosa servono quei tatuaggi, gli orecchini, i denti d’oro, i capelli rossi? Leggendo qualche sua biografia ho scoperto che all’età di 13 anni Gionata ha perso il papà, morto prematuramente, al suo fianco sono sempre state presenti la mamma e la sorella. Viene bocciato in prima media e, poi, lascia il liceo al primo anno. Pentito di aver abbandonato gli studi, il cantante si dice orgoglioso della sorella che, invece, si è laureata. Un pezzo di carta, però, ce l’ha anche lui: un attestato per corso base tatuatore e piercer. Una volta ottenuto il successo, Sfera va a vivere da solo, in zona Corsico presso Milano. Con i primi soldi guadagnati ha aiutato la mamma e la sorella e si è comprato dei vestiti, la sua passione. Perché quel nome? “Mi ero iscritto a Facebook e non volevo dare loro nome e cognome, ma Sfera non bastava. Allora ho aggiunto per scherzo Ebbasta… Così tutti hanno iniziato a chiamarmi in quel modo”. Dei suoi insuccessi a scuola dice: “Avevo quattro in mate, ora faccio i conti”. Sì, ora fa i conti perché è ricco, perché adesso può permetterselo.
I testi delle sue canzoni inneggiano al suo riscatto sociale, sono un’esaltazione del suo modo di vivere oggi. Dobbiamo conoscere la musica che ossessivamente ascoltano i nostri giovani per comprenderli. Per capire che ai loro occhi Sfera è un eroe che è riuscito a riscattarsi. Un eroe che oggi ha fama e denaro, e che può permettersi di mandare a quel paese quella fetta di persone perbeniste che dall’alto dei soldi e delle solide professioni disprezza chi vive nei bassifondi.
Attenzione il mio non è un tentativo di redimere le sue canzoni, né di fare di questo trapper una vittima del sistema. Cerco di capire perché questo tipo di musica piace tanto agli adolescenti, in quella età dove staccandosi dalla famiglia sono alla ricerca della propria individualità, autonoma e distinta da quella dei genitori. Forse perché Sfera è appunto un esibizionista, uno che sull’immagine ha giocato il suo successo. Uno che è aldilà delle regole. Uno che attraverso le parole delle sue canzoni orienta l’inquietudine che i ragazzi si portano nel cuore. Dà delle risposte. Risposte che non piacciono al mondo degli adulti e proprio per questo più appetibili per i ragazzi.
Qui il problema a me pare essere proprio questo. Noi adulti abbiamo smesso di orientare i nostri figli, non diamo risposte di senso, di valore, orientate al bene. Siamo preoccupati di ottemperare ai loro bisogni primari, ma già quando li vediamo mettere un rossetto più scuro, un piercing al naso, una ciocca di colore diverso tra i capelli, dopo un attimo di smarrimento, liquidiamo la cosa dicendo che è solo questione di mesi poi cresceranno e cambieranno. Certo che è così. L’adolescenza è solo una tempesta che prima o poi finisce ma chi sono prima, durante o dopo la burrasca, lo sapremo solo se resteremo i loro punti di riferimento.
E per essere delle buone indicazioni stradali dobbiamo innanzitutto indicare loro ideali capaci di infiammare le loro menti e i loro cuori. Quale alternativa proponiamo al modo di pensare e di vivere di Sfera? Cosa cercano veramente i nostri figli? Siamo disposti a fermarci, darci tempo, per ascoltare quello che si portano nel cuore? Nell’omelia a conclusione del Sinodo sui giovani, papa Francesco ha detto: “Vorrei dire ai giovani, a nome di tutti noi adulti: scusateci se spesso non vi abbiamo dato ascolto; se, anziché aprirvi il cuore, vi abbiamo riempito le orecchie”. Spesso i dialoghi tra genitori e figli sono unidirezionali, i genitori parlano, i figli ascoltano o fanno finta di ascoltare. Ma l’ascolto è evidentemente solo il primo passo. Bisogna poi orientare, indicare una strada, essere credibili. In una sola parola bisogna essere dei buoni e coerenti testimoni. Che non significa essere dei genitori perfetti, che non significa non sbagliare mai, significa vivere orientati al Bene, significa compiere scelte di Bene, parlare Bene,consegnare loro parole che profumano di sacrificio, ricerca, onestà, rispetto. Non è affatto semplice. La vita dei genitori è dura. Ci facciamo mille domande, abbiamo mille pensieri, abbiamo paura di sbagliare. Di una cosa sono certa però, desideriamo tutti che i nostri figli siano felici.
Possiamo e dobbiamo consegnare loro il segreto della felicità ma prima dobbiamo chiederci a quale felicità vogliamo orientarli. Se anche noi inseguiamo il successo, il disordine sessuale, la professione prima di ogni altra cosa. Se non viviamo con passione i nostri giorni, non consumiamo la nostra vita per qualcosa che valga la pena davvero vivere allora ci sarà sempre uno Sfera Ebbasta con le sue canzoni: “Dior ai piedi, vestiti e scendi, sono già giù. Sportiva due posti: BMW. Californiana la Sprite, California nella kush. La passo soltanto ai miei, ehi. Fumo gelato. C’è odore in tutto il mio vicinato. Tutti qua sanno come lo faccio, baby”.
E questo diventa il loro mondo, il loro sogno, la loro strada, il loro eroe.
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