Femminicidio Femminicidio: ecco i campanelli d’allarme Autore articolo Di PUNTO FAMIGLIA Data dell'articolo 27 Maggio 2015 Nessun commento su Femminicidio: ecco i campanelli d’allarme di Tonino Cantelmi Uccise perché donne. E uccise da una persona che in un tempo passato le ha amate, forse troppo e forse male. Questo è il femminicidio: l’omicidio di una donna, che matura nell’ambito di una relazione di amore in fase di deriva. Cosa possiamo fare per arginare questo fenomeno? Gli eventi di cronaca degli ultimi tempi ci segnalano una serie di delitti che ha impressionano gli italiani. I numeri dicono che ogni due o tre giorni una donna viene uccisa in Italia da un ex marito o da un amante respinto. Uomini feriti nel loro narcisismo, troppo fragili per gestire la frustrazione relazionale, dominati dall’incoercibile bisogno di affermare se stessi attraverso la violenza. Le vittime in genere hanno chiesto aiuto, molti sapevano, tanti gli indizi di una tragedia incipiente: ma nessuno è intervenuto. Primo mito da sfatare. Giornalisti, per favore, basta con il raptus! Tutto è stato largamente annunciato, tutto era purtroppo prevedibile: no, non si tratta di raptus, ma di catene di dolore che nessuno può o sa interrompere. Certo, questa incredibile cecità ci interroga. In fondo siamo sempre connessi, sempre in relazione, sempre incessantemente lì a twittare, postare, chattare, eppure siamo sempre più soli. E ancora di più: l’elefantiasi dei nostri “io” ci spinge verso un individualismo esasperato, che sembra soppiantare ogni forma di solidarietà. Ma al netto di tutto ciò, perché il grido di aiuto delle vittime non viene raccolto? Forse perché ancora prevale una mentalità derivata da un misto di accondiscendenza, paternalismo e buonismo: “Sì, è un po’ violento, ma su, con un po’ di buona volontà si rimette tutto a posto”. E invece no. Se in una relazione c’è violenza, mi spiace, ma la tolleranza non può che essere zero. E questo vale anche per le donne che subiscono: subire non ha senso. Denunciate piuttosto. Quali misure a favore delle donne? I politici ci promettono più attenzione per questo fenomeno e qualche ministro propone nuove strutture e nuovi interventi: nel migliore dei casi ignoranti o ingenui, nel peggiore ipocriti. O forse entrambi. In Italia c’è già una legislazione efficace: occorre però potenziare quelle strutture che già ci sono e che sono colpevolmente trascurate. Gli stessi politici e ministri dovrebbero chiedersi perché i servizi per la salute mentale in Italia sono ridotti allo stremo delle forze: sotto organico, senza finanziamenti, umiliati nella logistica (i locali più squallidi di una ASL vengono adibiti a servizi per la salute mentale). Ci sono già associazioni, telefoni, sportelli, centri antiviolenza: perché non potenziarli? Perché non finanziare e non mettere in grado i Dipartimenti per la Salute Mentale – sì, le strutture pubbliche – di funzionare, restituendo loro il compito di riorganizzare una rete territoriale efficace per contrastare il disagio psichico e sociale che sottende la violenza relazionale? Educare alla relazione. Tuttavia questo non può essere ancora sufficiente senza una prevenzione ed una educazione alla relazione, che non può non iniziare già nell’infanzia. Pensiamo al fenomeno della erotizzazione precoce dei bambini, bombardati troppo e troppo presto da immagini, stimoli, contenuti erotici espliciti. Che idea del corpo (e in particolare del corpo femminile) si costruiscono i nostri figli? Nel femminicidio assistiamo increduli al cortocircuito del conflitto relazionale: uomini fragili, ma aggressivi, feriti in modo insopportabile nel loro narcisismo e che non possono tollerare la frustrazione relazionale, aggrediscono sino alla morte vittime, che a loro volta non riescono a svincolarsi dalla morsa di una relazione ormai degenerata. In questo c’è una complessiva incompetenza relazionale, che ci spinge a chiederci che tipo di società stiamo costruendo. Un cammino che parte dall’infanzia. Forse dovremmo spostare l’asse già nell’infanzia verso una educazione alla solidarietà ed al rispetto dell’altro, parole queste desuete e soppiantate da altre, come competitività, successo e altre simili. Tutto ciò non può prescindere perciò da una rivisitazione dei percorsi educativi nel loro complesso. E da una rivisitazione dei modelli e degli stili di vita che proponiamo. Perciò, io credo che ogni femminicidio sia una sconfitta che interpelli tutti e che segnala la progressiva perdita di umanità, che sembra connotare questa epoca postmoderna e tecno liquida. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag Femminicidio ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: “Volevo essere pura, ma non ci riuscivo per insicurezza. Poi accadde qualcosa…” Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati: ecco le date della loro canonizzazione Causa di canonizzazione per Carlo Casini? Per Paola Binetti sarebbe segno di speranza “Papà per scelta”: quando il sentimentalismo non lascia posto a un dibattito vero Il compleanno di vostro figlio, una tappa del viaggio della vita Chi è causa del suo mal pianga se stesso? La Vigna di Rachele non la pensa così… “Life skills”: strumento per combattere e prevenire le dipendenze nei giovani Ero ateo, sono sacerdote: mia madre pregava che trovassi la felicità “Prof, perché va a Messa, se insegna scienze?”. Io rispondo con la storia di Enrico Medi Quando c’è vera intimità? Quando vi donate davvero l’uno all’altra! Cambia impostazioni cookie Close GDPR Cookie Settings Panoramica privacy Cookie strettamente necessari Cookie funzionali (player di Youtube e Spotify) Powered by GDPR Cookie Compliance Panoramica privacy Questo sito web utilizza i cookie per offrirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie vengono memorizzate nel tuo browser e svolgono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito web trovi più interessanti e utili. Per ulteriori informazioni sui cookie utilizzati su questo sito leggi L'INFORMATIVA COOKIE Cookie strettamente necessari I cookie strettamente necessari dovrebbero essere sempre attivati per poter salvare le tue preferenze per le impostazioni dei cookie. Abilita o Disabilita i Cookie Se disabiliti questo cookie, non saremo in grado di salvare le tue preferenze. Ciò significa che ogni volta che visiti questo sito web dovrai abilitare o disabilitare nuovamente i cookie. Cookie funzionali (player di Youtube e Spotify) Questo sito Web utilizza i seguenti cookie aggiuntivi: (Elenca i cookie che stai utilizzando sul sito web qui.) Abilita o Disabilita i Cookie Attiva i cookie strettamente necessari così da poter salvare le tue preferenze!